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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2013 alle ore 11:08.

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Giulia Ligresti (Olycom)Giulia Ligresti (Olycom)

Appena superata la boa dei 30 anni, a inizio Duemila, Giulia Ligresti decide che le importanti deleghe nel gruppo Premafin non le bastano più. Fonda una nuova azienda, battezzata Gilli, e punta sul settore della moda, «l'unico in cui il nostro gruppo non era presente», racconta nelle numerose interviste a quotidiani e periodici.

Il primo prodotto è una borsa a forma di cubo (o dado), con lunghi manici, declinata in moltissime versioni: c'è la Dog, con le effigie dei cani (forse quelli di famiglia), c'è la Nutella, con l'amato barattolone di cioccolato spalmabile, e pure quella con il pallone bianco&nero per i Mondiali in Sud Africa. E poi la Obama, la borsa in collaborazione con la Fiat, la Walt Disney con Paperon de Paperoni e una serie sui diritti umani (Free Burma).

Le borse costano svariate centinaia di euro perché, più che la moda, la snella Giulia vuol presidiare il segmento del lusso, abituata com'è a spostarsi in elicottero e vivere alla grande.

Nel corso degli anni, alle borse e ad altri oggetti in pelle aggiunge una linea per la casa, dei capi d'abbigliamento e perfino un'edizione limitata di vini, cioè Brunello di Montalcino, Rosso di Montalcino e Nobile di Montepulciano, oltre a un olio extravergine di oliva.

Ligresti crede nel progetto moda, apre un negozio in via della Spiga a Milano, seguito da piazza di Spagna a Roma e via Tosinghi a Firenze, firma contratti per distribuire il marchio nei plurimarca (240, di cui un centinaio in Italia) e dichiara di esportare la metà del fatturato (che però resta top secret), coopta celebrities da fotografare con l'ambita borsa al braccio.

Nel 2006, intanto, arriva anche il debutto nell'America's Cup: Giulia, velista lei stessa (ha partecipato a molte regate come 18° uomo quando Fondiaria-Sai sponsorizzava IdeaSai, maxiyacht vincitore del campionato del mondo nel 2003), è fornitore ufficiale del team italiano +39 e sponsor ufficiale di Shosholoza, consorzio sudafricano guidato dall'italiano Salvatore Sarno.

Ma, con le disavventure societarie e giudiziarie della famiglia, anche la cavalcata nella moda è finita male: a metà maggio è stato ufficializzato l'avviso di cessione di «tutti i diritti relativi al marchio Gilli». L'ennesimo brand della moda che finisce male.

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