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Questo articolo è stato pubblicato il 18 luglio 2013 alle ore 06:38.

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La procura di Torino sembra prepararsi a passare al setaccio anche il comportamento delle authority che hanno vigilato sull'universo Fonsai. L'inchiesta potrebbe allargarsi all'operato dell'Isvap, l'authority che fino al 2012 è stata deputata al controllo del settore assicurativo e le cui competenze sono state poi assorbite dall'Ivass. «La percezione è che l'ispezione dell'Isvap su Fonsai sia partita con un certo ritardo» ha detto ieri il procuratore aggiunto Vittorio Nessi, nel corso della conferenza stampa sull'inchiesta Fonsai. Nessi ha spiegato che «il comportamento dell'Isvap non è confluito» nel provvedimento adottato ieri «perché ci siamo concentrati sui dati probatori più forti. Abbiamo fatto qualche considerazione ma dobbiamo vedere se si tratta di fatti penalmente rilevanti o soltanto amministrativamente rilevanti». Il magistrato ha concluso che «l'impressione complessiva è che l'ispezione sia partita con un certo ritardo, addirittura prima sulla governance rispetto alle anomalie che emergevano. Non si può dire che non sia stato fatto niente ma la percezione è che il sistema ha reagito con una certa lentezza». L'ex presidente dell'Isvap, Giancarlo Giannini, è finito sotto inchiesta a Milano proprio per un'ipotesi di corruzione al fine di ritardare le ispezioni dell'Isvap su Fonsai.
Capitolo diverso quello che riguarda l'altra authority che ha vigilato sulle società quotate del gruppo, la Consob. La procura per ora non si è sbilanciata con giudizi sul suo operato. Nessi anzi ha messo in evidenza come l'inchiesta sia partita proprio da una segnalazione alla procura fatta dall'autorità presieduta da Giuseppe Vegas e in cui si dava notizia dell'avvio di verifiche sul bilancio 2011 di Fonsai. Nel mirino della Consob erano finite le operazioni sulle riserve sinistri che hanno fatto scattare l'inchiesta della procura di Torino: nel merito, la rivalutazione fatta nel bilancio 2011 di riserve imputabili agli anni precedenti per un ammontare di 810 milioni che aveva portato alla pesante perdita del bilancio di quell'esercizio. Un'operazione che secondo la Consob non rispettava le norme: avvelendosi dell'art. 154 ter del Tuf, che consente la contestazione di singole voci di bilancio invece di procedere con una più complessa procedura di impugnativa, l'autorità arrivò a fine 2012 alla delibera che obbligò Fonsai a rendere note al mercato le contestazioni su quelle riserve e sulla valutazione del quota in Milano Assicurazioni e a rettificare il prospetto dell'aumento di capitale allora in corso. Fonsai non ha proceduto però alla correzione del bilancio 2011, per cui nell'aprile scorso la Consob ha nuovamente chiesto agli amministratori di Fonsai, Milano Assicurazioni e Premafin di rendere note le motivazioni per cui non era stato fatto.
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