Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2013 alle ore 06:42.

My24


MILANO
La Procura di Bolzano indaga sui rapporti fra l'ex marciatore Alex Schwazer e il professor Francesco Conconi ("perquisito" il 5 luglio ma solo adesso se ne conoscono i motivi): le carte – che Il Sole 24 Ore ha letto – dimostrano che i due si conoscevano e si scambiavano messaggi sullo stato di salute e sulle analisi del sangue.
L'atleta altoatesino, positivo a un controllo antidoping a sorpresa effettuato a ridosso dei Giochi olimpici di Londra 2012, ha sempre detto di «aver deciso da solo, di non aver condiviso con nessuno la decisione di assumere sostanze proibite e di aver fatto tutto da solo: il viaggio in Turchia, ad Antalya, nel settembre del 2011, l'acquisto di eritropoietina in farmacia».
La Procura di Bolzano, guidata dal procuratore capo Guido Rispoli, ritiene di essere in grado di dimostrare che l'ex atleta, vincitore della medaglia d'oro a Pechino 2008 nella 50 chilometri di marcia, conosceva il discusso medico dello sport fin dal dicembre 2006. E gli inquirenti sono giunti alla conclusione in base alle dichiarazioni di Sandro Damilano, l'allenatore di Schwazer dal 2004 al 2009, e in base ai profili ematici riconducibili all'atleta e riferiti al periodo in cui era seguito da Conconi.
Era stato proprio Damilano a rivolgersi a Conconi per le necessità di Schwazer, «avendo stima delle capacità del professore e della sua équipe, e sapendo che rivolgersi a lui non era vietato dalle autorità sportive, chiesi al professore di seguire dal punto di vista della valutazione medico-scientifica l'atleta». E prosegue: «Mi rendevo conto che questa scelta sarebbe potuta essere considerata, se nota, quantomeno inopportuna, nonostante questo decisi di farlo con il gradimento dell'atleta». Inizia un rapporto fra marciatore e medico gestito con mail, con scambi di esiti di analisi, in base ai quali Damilano decideva ritmi e intensità degli allenamenti.
Un rapporto che gli inquirenti ricostruiscono in particolare per il 2009, anno in cui Schwazer viene ricoverato per una pancreatite (febbraio), in cui si ritira dalla gara dei Mondiali di Berlino (agosto), in cui soffre di problemi gastroenterici (novembre). In quei mesi Schwazer e Conconi si scambiano mail in cui l'ex marciatore riporta esiti di analisi e scrive: «Anche gli esami del sangue fatti 4 giorni fa erano a posto. Lipasi, amilasi e glicemia sono ritornati entro i limiti». Significa che prima non erano nei limiti della norma? E perché non erano entro i limiti di legge?
La conclusione della Procura è chiara: «Si può ritenere che il professor Francesco Conconi abbia favorito l'utilizzo di farmaci o sostanze biologicamente o farmacologicamente attive da parte dell'atleta», condotta che ricade sotto la legge 376, che l'Italia – all'avanguardia a livello mondiale in questo ambito – si è data nel 2000 per combattere il doping.
Lapidario, dal canto suo, Conconi: «Sono tranquillissimo, lasciamo che la Procura faccia il suo lavoro. Non ho dichiarazioni da fare».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi