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Questo articolo è stato pubblicato il 20 luglio 2013 alle ore 08:19.

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MILANO
Sette anni a Lele Mora ed Emilio Fede, cinque a Nicole Minetti. Forse non se l'aspettavano, l'ex agente dei vip, l'ex direttore del Tg4 e l'ex soubrette-igienista dentale poi consigliere della Regione Lombardia, una condanna così pesante. Ma i giudici del tribunale di Milano ieri hanno chiuso il cerchio dei processi sulle "cene eleganti" di Arcore, e dopo la condanna a sette anni di prigione e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici per il leader del Pdl Silvio Berlusconi nel filone principale, hanno sentenziato la colpevolezza anche dei tre imputati del processo Ruby bis.
Mora è stato condannato per favoreggiamento e induzione alla prostituzione, anche minorile, ma gli sono state riconosciute le attenuanti generiche. Fede è stato invece condannato per favoreggiamento e induzione alla prostituzione delle ragazze maggiorenni mentre è stato assolto dall'induzione della prostituzione di Ruby. Nicole Mionetti, infine, è stata condannata per favoreggiamento alla prostituzione delle maggiorenni, ma assolta, per non aver commesso il fatto, per l'induzione alla prostituzione delle maggiorenni e assolta, sempre per non aver commesso il fatto, per quanto riguarda il favoreggiamento e l'induzione alla prostituzione di Ruby. Mora e Fede sono stati anche condannati all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, mentre per l'ex consigliera regionale del Pdl è stata decisa l'interdizione per 5 anni. I tre dovranno anche risarcire le due ex miss Piemonte, Chiara Danese a Ambra Battilana, e la marocchina Imane Fadil (che si erano costituite parte civile): il risarcimento non è stato quantificato e dovrà essere definito in un processo separato.
Ma non è tutto. Perché, come già accaduto nel processo principale, il tribunale ha disposto la trasmissione alla procura della Repubblica degli atti del procedimento affinché si valutino le condotte di 33 persone in relazione a due episodi accaduti il 6-7 ottobre 2010 e il 15 gennaio 2011. Il provvedimento riguarda Berlusconi e i suoi avvocati, i parlamentari del Pdl, Niccolò Ghedini e Piero Longo, l'ex avvocato di Ruby, Luca Giuliante, e altri 29 testimoni al processo tra i quali la stessa Karima El Marhoug.
I due episodi ai quali si riferisce il tribunale nel dispositivo della sentenza sono il misterioso interrogatorio di Ruby davanti all'avvocato Giuliante, a Lele Mora e a "un emissario di lui" (dove per "lui" si sospetta il Cavaliere) e la convocazione delle ragazze ad Arcore da parte dei difensori di Berlusconi proprio il giorno dopo le perquisizioni nelle loro abitazioni. I fatti collegati a questi due episodi sarebbero i versamenti successivi di denaro da parte di Berlusconi a Ruby e ad alcune delle ragazze che partecipavano ai festini di Arcore.
La misura decisa dal tribunale ha provocato la dura reazione di Ghedini e Longo. «Inviare gli atti ai fini di indagini anche per il presidente Berlusconi e per i suoi difensori è davvero surreale», hanno dichiarato ieri poche ore dopo la sentenza. «La decisione di inviare gli atti per tutti i testimoni che contrastavano la tesi accusatoria già fa ben comprendere l'atteggiamento del giudicante», hanno proseguito i due legali. Inoltre, «evidentemente si è ipotizzato che vi sarebbe stata attività penalmente rilevante in ordine alle esperite indagini difensive. Ciò è davvero assurdo. Tali dichiarazioni sono state raccolte dai difensori con le regole previste dal Codice e alla presenza di persona di fiducia; e con la massima trasparenza sono state immediatamente depositate alla procura della Repubblica per le verifiche del caso».
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