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Questo articolo è stato pubblicato il 21 luglio 2013 alle ore 08:51.

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Gianpaolo Tarantini ha «mentito, negando, contrariamente al vero, che Silvio Berlusconi avesse corrisposto a donne compensi in cambio di prestazioni sessuali». È solo una parte del più ampio capo d'imputazione per l'ex premier, per il quale la Procura di Bari è pronta a chiedere il rinvio a giudizio per l'induzione alla falsa testimonianza dell'imprenditore nella sanità pugliese. Col Cavaliere, risponde dello stesso reato anche l'ex direttore dell'Avanti!, Valter Lavitola.
Secondo il procuratore aggiunto, Pasquale Drago, Berlusconi «con offerte e promesse di versamento di denaro ha indotto Tarantini a tacere parte delle informazioni a sua conoscenza e a rendere dichiarazioni mendaci e reticenti» nell'inchiesta barese sul caso "Escort".
Berlusconi, così, avrebbe concesso alcuni vantaggi a Tarantini, «quali, quelli di assicurare a proprie spese la difesa tecnica nel procedimento penale; di procurare un nuovo posto di lavoro; di mettere a disposizione un prestito di 500mila euro per finanziare future iniziative imprenditoriali; denaro e utilità poi effettivamente corrisposte».
Gli interrogatori nel mirino della Procura sono quelli del 29 luglio 2009 e del 6 e 23 novembre 2009, in cui Gianpi avrebbe «mentito, negando contrariamente al vero, che Berlusconi avesse corrisposto a donne, appositamente reclutate per partecipare a cene o incontri, compensi in cambio di prestazioni sessuali». Ma non solo, in quanto avrebbe anche taciuto «circa i reali contenuti dell'incontro svoltosi» con Berlusconi «a Palazzo Grazioli in Roma, dopo la mezzanotte del 13 novembre 2008». Un incontro che sarebbe stato propedeutico al presunto tentativo di Gianpi di penetrare nel sistema appalti della Protezione civile e delle commesse con Finmeccanica.
Secondo Berlusconi, invece, ascoltato il 17 maggio scorso a Bari, il denaro sarebbe stato semplicemente «un aiuto dato ad una persona bisognosa»: «Tarantini e la moglie mi fecero pervenire più volte lettere in cui mi presentavano la gravità della loro situazione economica – ha scritto Berlusconi in un memoriale - chiedendomi anche aiuto per finanziare la loro azienda e per evitare il fallimento».
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