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Questo articolo è stato pubblicato il 21 luglio 2013 alle ore 08:50.

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TOKYO. Dal nostro inviato
Come nel dicembre scorso, quando stravinse le elezioni per la Camera Bassa che lo condussero alla guida del Governo, Shinzo Abe sceglie il quartiere di Akihabara a Tokyo per l'ultimo comizio prima del voto che oggi rinnoverà metà della Camera Alta e, secondo tutti i pronostici, dovrebbe dargli la maggioranza assoluta anche nel secondo ramo della Dieta: un voto che gli consentirà di governare per tre anni senza troppi intralci parlamentari e senza insidiosi appuntamenti con le urne.
Sono in tanti i sostenitori venuti ad Akihabara, zona simbolo delle culture giovaniliste incomprensibili agli adulti conservatori (gadget elettronici, manga, anime, cosplay e così via), che stranamente il Partito Liberaldemocratico di Abe è riuscito a espugnare proprio sul piano dei simboli. Il merito iniziale va all'ex premier e ora ministro delle Finanze Taro Aso, che ha costruito una parte della sua immagine politica come cultore dei manga. Un fatto biasimato pubblicamente dai veri big del settore, come Hayao Miyazaki, di cui proprio nella stessa serata debutta nei cinema l'ultimo capolavoro (Kaze Tachinu, si leva il vento), una delicata storia ambientata nel Giappone degli anni Venti e Trenta indirizzato verso la guerra. Aso manda un messaggio da Mosca, dove si trova per il G-20, e strappa applausi transcontinentali.
Poco dopo arriva Shinzo Abe per la sua ultima fatica elettorale: ha girato in modo frenetico per tutto il Paese, spingendosi fino alla remota isola di Ishigaki, da cui dipendono sul piano amministrativo le isolette Senkaku, che la Cina rivendica in modo sempre più aspro. Lì aveva preannunciato un Giappone più deciso in politica internazionale e pronto ad aumentare le sue capacità di difesa. Ad Akihabara utilizza toni relativamente soft e alla fine la folla gli tributa una ovazione personale («Premier Abe! Premier Abe!»).
Sia stato per merito suo o per demerito di una opposizione per molti versi allo sbando, è riuscito a fare della campagna elettorale un referendum sull'Abenomics, che in moltissimi vedono senza alternative valide. Gli stessi leader dei partiti a lui avversi avevano iniziato criticando le politiche economiche del premier come troppo favorevoli ai ricchi e alle imprese e poco vantaggiose per la generalità dei cittadini, ma hanno dovuto cambiare registro accorgendosi della debolezza – almeno sul piano comunicativo – dell'argomentazione.
Dopotutto, sull'onda del l'Abenomics o comunque delle sue aspettative, il Giappone ha conseguito a inizio anno il ritmo di crescita più alto tra i Paesi avanzati, la Borsa è avanzata di oltre il 60% e lo yen si è indebolito di circa il 30% rilanciando la redditività aziendale. Astutamente, Abe ha tenuto un profilo basso sui temi più controversi che propugna, da un forte ritorno all'energia nucleare al tentativo di cambiare la Costituzione ultrapacifista dettata dagli americani (nelle sale giapponesi sta per uscire nei prossimi giorni un film sull'ex "dittatore" del periodo di occupazione, il generale Douglas MacArthur, intitolato Imperatore).
La modifica costituzionale, per molti esperti, sarà praticamente impossibile, visto che il partito del premier non riuscirà ad ottenere due terzi dei seggi anche alla Camera Alta. Tuttavia la conquista della maggioranza assoluta alla coalizione di Governo è data per sicura da tutti i sondaggi: dopo sette premier negli ultimi sette anni, il Giappone avrà un Governo duraturo e deciso. Negli stessi ambienti industriali, oltre che in una buona parte dell'opinione pubblica, la speranza sembra quella che Abe vinca ma non stravinca, in modo che non sia troppo tentato di perseguire una agenda politica di tipo nazionalista che, allarmando i Paesi vicini, avrebbe con tutta probabilità conseguenze economiche negative.
In questo senso, il partito alleato New Komeito (emanazione dell'organizzazione buddista Soka Gakkai) viene considerato come un utile elemento di freno anche da molti che finora l'hanno odiato. Gli investitori internazionali attendono Abe al varco delle riforme promesse per deregolamentare il sistema e porre l'economia su un binario di crescita sostenibile, che non può essere delegato alla sola politica monetaria e fiscale. Difficile, però, che il premier, pur rafforzato, possa varare riforme estreme in settori come il mercato del lavoro o introdurre un taglio netto alla corporate tax. Le riforme verranno, ma con tempi e modalità inferiori alle attese di vari ambienti finanziari esteri, afferma Tomo Kinoshita, capo economista di Nomura Japan, che sottolinea l'importanza del fatto che «si profila una nuova manovra di stimolo fiscale all'economia», per compensare l'effetto dell'aumento dell'imposta sui consumi previsto il prossimo aprile.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I NUMERI
121
I seggi in palio
Nelle elezioni di oggi i giapponesi rinnovano metà dei componenti della Camera Alta, in in un voto con cadenza triennale
70
Il possibile bottino
I parlamentari che dovrebbero andare al partito Liberaldemocratico del premier Abe che avrebbe, con il partner New Komeito, la maggioranza assoluta della Camera Alta
4,1%
Boom nella crescita
Il tasso annualizzato di aumento del Pil nel primo trimestre 2013, grazie alla cosidetta Abenomics che punta su stimoli monetari e indebolimento dello yen

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