Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2013 alle ore 12:44.

My24

Cartoni dappertutto. Utilizzati per raccogliere maschere, tute e altro materiale protettivo, ma anche come improvvisate passerelle sul pavimento, o addossati alle pareti. L'edificio dal quale i tecnici della Tepco dirigono le operazioni alla centrale di Fukushima Daiichi ne sembra quasi sommerso.

Chi immagina che una centrale nucleare debba essere come una sorta di centro operativo della Nasa, asettica e ipertecnologica fino ai dettagli, ne resterebbe perplesso. L'intera area dell'impianto atomico danneggiato dallo tsunami del 2011 sembra ancora avvolta in una cappa di provvisorietà. All'esterno, è un cantiere infinito che dà la sensazione di girare un po' a vuoto, per obiettivi che sempre si allontanano nel tempo: il lavoro vero presso i tre reattori che hanno subito il “meltdown” non è ancora iniziato, per non parlare delle operazioni di decommissionamento (durata stimata: 30-40 anni). Per ora ferve soprattutto l'attività di costruzione di impianti di stoccaggio dell'acqua contaminata, ma più se ne realizzano più ne sono necessari altri.

In alcuni punti la scena è la stessa del 2011: i vetri rotti dell'edificio dell'amministrazione, le carcasse di autovetture - con le ruote in aria - schiacciate contro le mura dell'edificio che ospita uno dei reattori più danneggiati. «Le lasciamo lì perché abbiamo altre priorità», ha tagliato corto Takeshi Takahashi, il funzionario dello Tepco responsabile della centrale, con un gruppo di giornalisti stranieri durante un recente tour. L'urgenza più pressante è stata sottolineata questa settimana dal responsabile della Nuclear Regulation Authority, Shunichi Tanaka: fermare la contaminazione dell'Oceano Pacifico. Le sue dichiarazioni hanno fatto il giro del mondo: ha ammesso che acqua altamente radioattiva «con tutta probabilità» filtra dai terreni della centrale e finisce in mare; che le cause della persistente contaminazione radioattiva non sono chiare e che «dobbiamo dare la più alta priorità a realizzare contromisure».

Tanaka ha sollecitato la Tepco a finire la costruzione di una barriera muraria che entri in profondità nel terreno tra la centrale e il mare prima del termine previsto del marzo 2015 e a cercare con più determinazione di rimuovere l'acqua contaminata dai luoghi dove si concentra. Martedì scorso, in un pozzo di verifica, sono stati riscontrati livelli di cesio 134 a 11mila becquerel e di cesio 137 a 22mila - oltre ad altre sostanze radioattive come trizio e stronzio -, in forte impennata rispetto ai precedenti rilevamenti e ben oltre lo standard di legge di 90 becquerel per le acque reflue delle centrali. La Tepco minimizza, ma ha finalmente ammesso di non poter impedire del tutto la diffusione esterna dell'acqua radioattiva. Le organizzazioni ambientaliste internazionali sono tornate a biasimare le reticenze dell'utility e a lanciare l'allarme su una emergenza-Fukushima che non finisce mai.

Per una strana coincidenza, il riconoscimento di un potenziale impatto sull'ambiente marino è avvenuto assieme ad altre due notizie che hanno fatto impressione sull'opinione pubblica internazionale. Una è la morte per cancro a 58 anni di Masao Yoshida, l'uomo che guidò le operazioni di emergenza post-tsunami come responsabile di Fukushima Daiichi nei terribili giorni in cui lui stesso pensava che «saremmo tutti morti». Proprio questa settimana, inoltre, 4 utility hanno chiesto la riattivazione di 12 reattori nucleari (oggi ne funzionano solo 2), senza perdere tempo dopo l'entrata in vigore della nuova normativa di sicurezza. Sono tutti reattori ad acqua pressurizzata, diversi da quelli di Fukushima Daiichi: questa tipologia ha ottenuto una moratoria di 5 anni sull'installazione di ulteriori sistemi cautelari per le emergenze. Sono inoltre localizzati per lo più in aree distanti dalle maggiori metropoli, come le isole di Hokkaido, Shikoku e Kyushu. Con astuzia, la Tepco non ha fatto subito l'”application” per rimettere in funzione due reattori a Kashiwazaki-Kariwa: l'opposizione nella provincia di Niigata è forte.

Meglio quindi rinviare la già preannunciata richiesta a dopo le elezioni del 21 luglio per il rinnovo di metà della Camera Alta. I mass media “mainstream” non spingono più di tanto sulla questione del nucleare, che resta relativamente marginale in campagna elettorale. Così siamo al paradosso: nei sondaggi la maggioranza dei giapponesi è contro, ma si appresta a dare una grande vittoria nelle urne all'Ldp del premier Shinzo Abe, l'unico totalmente a favore del nucleare.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi