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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2013 alle ore 07:12.

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A Scalea c'è chi alza la voce di fronte alla cosca Muto di Cetraro

Il fatto che fossero sottoposti a tre anni di vigilanza speciale con obbligo di soggiorno per tre anni – il primo dal 14 febbraio 2006 e il secondo dal 17 febbraio dello stesso anno – non gli aveva impedito di tentare, nella primavera 2007, un'estorsione verso un imprenditore, Francesco Adiletta, socio lavoratore della Logistica Adiletta scarl.

I due fratelli – Franco e Pietro Valente – secondo la Procura di Catanzaro, hanno agito con altri due uomini, anche loro arrestati. Il bello è che i due, secondo l'accusa, si presentavano come appartenenti all'associazione ‘ndranghetistica Muto di Cetraro, una delle più potenti non solo in Calabria.

Anche loro sono caduti nelle maglie dell'Operazione Plinius, con la quale il Comando provinciale dei Carabinieri di Cosenza, due settimane fa, ha dato esecuzione all'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro, Gabriella Reillo, nei confronti di 38 indagati a vario titolo per associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso, sequestro di persona, detenzione e porto di armi comuni e da guerra, estorsione, rapina, corruzione, turbativa d'asta, turbata libertà del procedimento amministrativo, concussione, falso, istigazione alla corruzione e minaccia, tutti aggravati dal metodo mafioso. Nella rete, anche il sindaco di Scalea e quattro assessori. Sono invece 21 i denunciati in stato di libertà per gli stessi reati. A coordinare le indagini il Procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli e il sostituto procuratore della Dda Vincenzo Luberto. Non c'era, secondo investigatori e inquirenti, un solo affare che sfuggisse alla presunta associazione a delinquere: dai lavori pubblici al commercio, dal turismo alle licenze, dall'ambiente alla raccolta dei rifiuti.

Logistica Adiletta era proprio concessionaria del servizio di trasporti dei rifiuti solidi urbani, fra gli altri, del Comune di Scalea. Nel 2005, in seguito alla chiusura della discarica di Scalea, la società cooperativa Logistica Adiletta scarl, con sede a Nocera Inferiore (Salerno), ottenne l'appalto per trasportare i rifiuti solidi urbani, prodotti dai comuni di Tortora e Praia a Mare, fino alla discarica a Columbra di Crotone, gestita dalla società Sovreco. L'anno successivo ottenne l'affidamento dello stesso servizio anche dalla società Alto Tirreno Cosentino spa, che era partecipata da numerosi comuni dell'area alto-tirrenica della provincia di Cosenza, tra cui quello di Scalea, per i quali svolgeva il servizio di raccolta dei rifiuti.

Ma – evidentemente – qualcosa a Scalea non andava per il verso giusto se è vero che, come si legge nell'ordinanza, il 19 agosto 2007, Francesco Adiletta, socio lavoratore della Logistica Adiletta e responsabile dell'esecuzione dei servizi svolti dalla società in quella zona, riferiva, in via informale, al comandante ed al vice comandante della Stazione dei Carabinieri di Scalea, di avere subito intimidazioni con finalità estorsive anche se si rifiutava di sporgere formale denuncia pur dichiarandosi disponibile a collaborare con gli inquirenti. Per lui la strada era una sola: abbandonare Scalea.

Secondo l'accusa, i due e latri sodali, volevano costringere Francesco Adiletta a consegnargli la somma di 50mila euro. Non ci sono però riusciti per la reazione dell'imprenditore, che ha rinunciato alla concessione allontanandosi da Scalea. Eppure – a convincerlo – ci avevano provato in tutti i modi, perfino convocandolo in una casa a Scalea, nella quale gli mostrarono un'ascia dicendogli che l'avrebbero utilizzata contro di lui se non avesse versato la somma richiesta.

«Quest'indagine dimostra che il gruppo Valente-Stummo, che è una ndrina del locale cetrarese Muto – si legge testualmente nell'ordinanza - controlla l'attività dell'amministrazione comunale. La ‘ndrina scaleota si ingerisce in ogni procedimento determinando l'azione amministrativa che finisce per essere asservita agli interessi del sodalizio criminale».

Ma c'è chi dice no anche se è costretto ad abbandonare il lavoro.

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