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Questo articolo è stato pubblicato il 23 luglio 2013 alle ore 15:44.
Tra le stanze dell'incubo, 12 anni dopo. Alcune vittime dei «fatti della Diaz», il pestaggio perpetrato nella notte tra il 21 e il 22 luglio 2001 , ai tempi del G8 di Genova, sono tornati oggi sul luogo del blitz delle forze dell'ordine. Un bagno di sangue cha ha rappresentato, secondo Amnesty International, una delle più grosse «sospensioni di democrazia» dai tempi della II guerra mondiale.
L'iniziativa è stata promossa dal preside del Liceo Pertini, Aldo Martinis: «Penso - ha spiegato Martinis - che risanare una ferita inferta alla democrazia sia importante. È quello che abbiamo fatto». L'obiettivo era proprio quello, dice il preside: rivivere gli «angoli reali» dell'incubo, esorcizzando il passato senza sfumare i ricordi. Tra gli altri, hanno visitato la scuola: i due giornalisti Mark Cowell, inglese, picchiato fino al coma nei cortili dell'edificio, e Lorenzo Guadagnucci, che su quella notte di orrori e sugli strascichi giudiziari che ne sono seguiti ha scritto un libro per Feltrinelli («L'eclisse della democrazia. Le verità nascoste sul G8 2001 a Genova»); Arnaldo Cestaro, 70enne vicentino che uscì dall'irruzione con braccia, gambe e dieci costole rotte; Enrica Bartesaghi e il marito, genitori di Sara, une delle vittime aggredite da 20 agenti delle forze dell'ordine finiti sotto processo.
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