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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2013 alle ore 21:16.

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Sorpresa: uomo batte macchina nel trading. L'incertezza sulle politiche monetarie spiazza l'algoritmo

L'uomo batte la macchina, almeno in ambito finanziario. Negli ultimi mesi i trader si stanno dimostrano più abili dei computer nel reagire ai diversi messaggi della Federal Reserve, che muovono per intere giornate i mercati, con annunci legati alla volontà di ridurre o meno gli stimoli monetari.

A dirlo sono le statistiche sui rendimenti. I currency fund che utilizzano modelli informatici per le decisioni di trading hanno realizzato lo 0,9% dall'inizio dell'anno fino a maggio, rispetto al 2,5% di quelli che invece si affidano alle scelte umane. Si tratta del più grande margine dal 2008, secondo gli ultimi dati della Parker Strategies Llc riportati da Bloomberg. Ad esempio il fondo di Hong Kong Ortus Capital Management Ltd da 1,1 miliardi di dollari ha perso il 13,8% nella prima metà dell'anno, così come il fondo Fx Concepts Global che impiega una strategia simile e ha perso il 3,3 per cento.

Politiche divergenti adottate dalle diverse banche centrali di tutto il mondo hanno contribuito a far salire ai livelli più alti la volatilità della moneta e dei tassi di interesse, mettendo in difficoltà gli algoritmi informatici alla base del trading finanziario, che utilizzano modelli e correlazioni consolidati. Così, mentre la Fed invia segnali legati ad una possibile riduzione delle immissioni di liquidità sui mercati, i banchieri centrali in Europa e in Giappone confermano la necessità per le loro economie di nuovi aiuti. «Le banche centrali sono diventate i veri insider trader del mercato valutario. Si tratta di un cambiamento di paradigma che, chi opera con sistemi informatici, non può assimilare allo stesso modo dei trader tradizionali», ha detto a Bloomberg Richard Olsen, fondatore di Olsen Ltd, che progetta modelli di trading valutario dal 1986.

I fondi di investimento che utilizzano sistemi informatici sono cresciuti di popolarità negli anni Novanta e ora sono perfino più comuni di quelli guidati dall'uomo, tramite metodi discrezionali di negoziazione delle valute.  Prima di quest'anno sono sempre stati più redditizi. Su 43 currency fund monitorati da Parker Global, 27 sono guidati da modelli computerizzati.

Nel secondo trimestre di quest'anno gli algoritmi sono stati spiazzati dai primi segnali della Fed legati al ridimensionamento delle politiche di quantitative easing, secondo Caio Natividade, capo dell'ufficio cambi e e commodity quantitative presso Deutsche Bank AG, uno dei più grandi trader valutari al mondo. «La maggior parte dei fondi che utilizzano modelli informatici sono di grandi dimensioni», ha detto Natividade. «Quando c'è un cambiamento significativo del clima di mercato - ha aggiunto - questi fondi non possono aggiustare i loro modelli rapidamente».

Questo tipo di currency fund utilizza algoritmi basati su diversi fattori, tra cui l'andamento storico dei prezzi e le correlazioni valutarie, e in genere eseguono automaticamente ordini di acquisto e vendita di una certa entità. Al contrario nei fondi "discrezionali", i manager si affidano all'analisi tecnica e alle loro ricerche, facendo comunemente affidamento sugli indicatori economici per definire le loro strategie di trading.

Axel Merk, presidente e fondatore di Merk Investments Llc a Mountain View, in California, ha riferito a Bloomberg di aver cambiato l'approccio di fondo quant (così in gergo vengono chiamati i fondi che si affidano ad algoritmi informatici) per incorporare nel sistema un «giudizio più umano», in seguito ad una perdita l'8,4 per cento registrata nel 2011. Il cambio di marcia ha dato i suoi frutti, ad esempio per il fondo Merk Absolute Return Currency che ha realizzato l'8,5% su base annua. «Non importa quanto sia ottimizzato il vostro sistema. Se i policy makers cambiano le regole, il sistema è destinato a fallire», ha detto Merk. «E questo contesto finanziario resterà invariato fino a che la politica resterà molto attiva sui mercati», conclude.

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