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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2013 alle ore 17:59.
«Santo Padre Francesco io non ho mai riciclato denaro sporco e non ho mai rubato, ho vissuto sempre con dignità il mio ministero sacerdotale, cercando di aiutare tutti coloro che richiedevano aiuto, visto che la Provvidenza è stata tanto, tanto generosa con me». Scrive così monsignor Nunzio Scarano in una lettera inviata il 20 settembre scorso da Regina Coeli a Papa Francesco.
Chiesi udienza a Sodano, ma Stoppa riusci a non farmi ricevere
«Chiesi aiuto al Cardinale Stanislao Dziwisz, segretario personale del Beato Giovanni Paolo II e udienza a S.E.Card. Angelo Sodano: io presso l'Apsa, Sez. straordinaria, ero l'unico prete e ben poco mi era consentito fare», scrive in un altro passo della lettera di monsignor Scarano a Papa Francesco. Nella lettera il religioso aggiunge che pur avendo «chiesto udienza a S.E card Angelo Sodano l'astuto e furbo mons. Giorgio Stoppa, riuscì a non farmi ricevere e per giunta punirmi, spostandomi in altro ufficio e facendomi continuamente controllare». Il prelato si trova in carcere dal 28 giugno scorso nell'ambito dell'inchiesta sul fallito tentativo di rimpatrio di 20 milioni di euro riconducibili agli imprenditori napoletani D'Amico.Monsignor Scarano, ex contabile all'Apsa (l'Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica) è sospeso dall'incarico da prima dell'arresto ed è indagato per i reati di truffa e riciclaggio. I pm vaticani hanno congelato i beni del prelato. Scarano è un bancario diventato monsignore.
Le mie operazioni fatte su consiglio dei dirigenti
Nella missiva il monsignore, attualmente sotto inchiesta per l'accusa di riciclaggio, scrive che «circa le mie operazioni bancarie presso lo Ior sono state sempre fatte sotto consiglio della direzione dei signori dirigenti e giammai ho abusato di cortesie o cose di altro genere. Sempre tutto secondo al legge canonica dello Ior». Scarano, quindi, aggiunge: «Santità ho sempre servito la Chiesa e non mi sono mai servito di essa con animo sacerdotale e vero».
Alcuni cardinali coprivano gli abusi
«La documentazione in mio possesso, è prova della mia onestà e delle battaglie contro l'abuso dei miei superiori laici, coperti da alcuni cardinali», scrive monsignor Nunzio Scarano nella lettera inviata a Papa Francesco, dal carcere di Regina Coeli. Scarano nella missiva fa riferimento alle «battaglie fatte contro l'abuso dei miei superiori laici, ben coperti e protetti da alcuni signori cardinali». Parlando dei cardinali li definisce come «i famosi scheletri degli armadi, ben ricattati, usati e gestiti dai miei superiori laici»
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