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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2013 alle ore 12:08.

Ripresa, qualcosa - timidamente - si muove, smosso dall'export, dalla punta di diamante della nostra economia. «Ordini ed esportazioni stanno confermando l'attenuazione della recessione nell'industria italiana» rileva infatti l'ultima analisi mensile del Centro studi di Confindustria sulla congiuntura: la produzione, infatti, «ha smesso di scendere, anche se rimane molto bassa e lontana dai livelli pre-crisi». Stenta ancora, invece, l'attività dei servizi e dell'edilizia, settori dove si conferma una contrazione in atto da tempo. A rafforzare l'ottimismo contribuisce l'Anticipatore Ocse - un indicatore composito che anticipa il trend congiunturale - che «indica una svolta dell'economia del Paese al più tardi nel prossimo autunno».
Tra i fattori che favoriscono una svolta in autunno, il Cs Confindustria la maggiore dinamicità del contesto internazionale, dove trovano conferme le solide avvisaglie di ripresa negli Usa, «la ripartenza del Giappone» e il «robusto apporto all'incremento
della domanda mondiale da parte dei Paesi emergenti, nonostante il rallentamento dei Bric». Altri fattori positivi, la lieve diminuzione dei costi energetici, l'allentamento nella restrizione della politica di bilancio (grazie al pareggio strutturale raggiunto) e il minor pessimismo delle famiglie.
Il fronte che preoccupa di più, in questo scenario, sono i consumi, fortemente depressi dalla crisi iniziata nel 2008, che si è tradotta in riduzione del risparmio delle famiglie, difficoltà di accesso al credito «e dal calo dell'occupazione, che proseguirà ancora per molti mesi». Per le imprese, la ripresa in vista è potrebbe non avere effetti immediati per l'attuale stretta sui prestiti concessi dagli istituti di credito, sia in termini di volumi (in forte calo anche in maggio) sia nei tassi. «Una morsa», rileva l'analisi Csc, «che può essere attenuata dalle recenti misure della Bce e dalla rapida esecuzione e dall'ampliamento dei pagamenti degli arretrati della Pa».
Buone notizie anche dall'Europa, dove continuerà la politica monetaria espansiva, che però non si rifletterà con gli stessi benefici effetti in tutti i paesi «a causa dell'irrisolta crisi europea nell'affrontare il circolo vizioso tra debiti pubblici e bilanci delle banche, questi ultimi ora appesantiti dagli effetti della recessione». Un fatto, questo, «che tende a protrarre il credit crunch». Ma la vera, grande incertezza per il futuro dell'economia europea si chiama "elezioni tedesche": «con esiti non scontati e dalle quali dipende gran parte delle prossime decisioni vitali per l'uscita dalle gravi difficoltà attuali».
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