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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2013 alle ore 16:59.

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Fmi: Ripresa Usa frenata, possibile outlook al ribasso

La ripresa dell'economia americana resta "tiepida" con una crescita (dopo il +2,2% del 2012), attesa in frenata all'1,7% nel 2013 per poi riaccelerare al 2,7% nel 2014. E' quanto scrivono gli economisti del Fondo Monetario Internazionale nel rapporto ex articolo IV sugli Stati Uniti pubblicato oggi a Washington. A frenare il passo di espansione degli Usa sono gli effetti prolungati nel tempo della crisi finanziaria del 2008 e del conseguente processo di riduzione del deficit, oltre che cause esogene come un ambiente macro debole e numerosi eventi atmosferici estremi.

Uno dei problemi principali che pesano sulla congiuntura americana sono gli effetti del "sequester", cioe' i tagli automatici alla spesa entrati in vigore quando il Congresso, pur evitando il fiscal cliff, non e' riuscito a trovare un accordo per l'innalzamento del tetto del debito pubblico. Questi tagli, si legge nel rapporto, "stanno pesando significativamente sulla crescita quest'anno, con un pil cresciuto dell'1,8% nel primo trimestre e indicazioni di un ritmo inferiore nel secondo trimestre". Nonostante questi venti contrari, la natura della ripresa "appare in fase di cambiamento". In particolare, l'Fmi rileva il forte apprezzamento dei valori delle azioni in borsa e la crescita di oltre il 10% su base annua dei prezzi delle abitazioni, fattori che hanno rafforzato i bilanci familiari e fornito sostegno alla domanda dei privati.

"Allo stesso tempo - prosegue il rapporto - il comparto delle costruzioni residenziali ha accelerato e le condizioni del mercato del lavoro sono migliorate", in larga parte grazie alle condizioni finanziarie molto favorevoli rese possibili dai costanti sforzi di politica monetaria della Fed nel corso degli ultimi dodici mesi. La situazione e' cambiata in qualche maniera dopo che a meta' maggio la Fed ha parlato di una possibile riduzione del programma di acquisti di bond ma la politica monetaria rimane comunque "estremamente accomodante".

Riguardo alla disoccupazione, il Fmi prevede che rimarra' sostanzialmente costante nel 2013 al 7,6% per poi scendere al 7,3% (quindi ancora lontano da quel 7% considerato dalla Fed non come un target ma un segnale di netto miglioramento del mercato occupazionale) anche in virtu' del rientro fra le fila di chi cerca lavoro di quanti hanno smesso in questi anni di rinnovare la propria iscrizione agli uffici di collocamento per mancanza di fiducia. Rimarra' al di sotto degli obiettivi Fed di lungo periodo anche l'inflazione: l'Fmi la vede all'1,7% nel 2013 e all'1,8% nel 2014.

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