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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2013 alle ore 08:23.

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Il Papa: giovani e anziani insieme per costruire il futuro

Nel viaggio dei continui cambi di programma e delle sorprese, da ieri tre incrociatori della marina brasiliana presidiano le acque di Copacabana dove Papa Francesco presiederà i riti della Giornata Mondiale della Gioventù, che sono stati spostati dal «Campus Fidei» di Guaratiba, reso impraticabile dalla pioggia. Dopo l'incontro con un milione e mezzo di giovani di due sere fa, ieri Bergoglio è tornato sulla spiaggia più celebre del mondo per la Via Crucis serale, dopo una giornata trascorsa più da parroco che da pontefice, confessando, incontrando giovani detenuti e recitando l'Angelus dove ha parlato di bambini e nonni, «alleati naturali» nella costruzione del futuro.

Il primo viaggio internazionale da capo della chiesa universale – che si concluderà domani con la messa della Giornata Mondiale dei Giovani – sta indicando anche nuovi aspetti dello stile pastorale (e di governo) di Francesco. Già prima di partire ha più volte ricordato che il cuore della missione oltreoceano era e resta per i giovani, e questo sta accadendo. E infatti Bergoglio in tutti i discorsi non accenna mai ai temi che hanno rappresentato l'agenda forte dei primi cento giorni. Resta alla larga da argomenti che naturalmente catalizzerebbero l'attenzione dei media e distrarrebbero da quando vuole dire ai quasi due milioni di ragazzi che sono arrivati in Brasile.

La riorganizzazione della Curia, la riforma della finanze vaticane lambite da scandali continui, lo Ior, la nomina del futuro segretario di Stato e dei massimi vertici curiali: questi temi sono ben presenti al Papa ma non devono entrare nella Gmg. Il Papa gesuita sa bene che c'è un momento per parlare ai fedeli e uno al suo governo. E finora il viaggio in Brasile sta veramente andando al cuore della sua missione pastorale, di una "Chiesa povera per i poveri" come recitava il documento di Aparecida del 2007 evocato di continuo e assurto a manifesto programmatico del suo pontificato.

La visita alla favela, la denuncia delle disuguaglianze sofferte nelle «periferie esistenziali», la ricerca continua dell'inclusione, l'esigenza di «uscire dalle gabbie» in cui lui stesso spesso si sente rinchiuso e lo sprone a tutto il corpo della Chiesa, a partire dalle comunità di base parrocchiali, di andare in mezzo alla gente, di mescolarsi. E l'invito ai giovani a fare rumore, anche causando fastidio ai più grandi. Tutti messaggi enunciati dal 13 marzo ad oggi e rimessi in fila in terra di Brasile, dove si ricorda che il carrierismo tra sacerdoti e vescovi fa solo del male alla Chiesa. «Con i poveri e con i giovani» titola l'editoriale del direttore dell'Osservatore Romano Gian Maria Vian, dove rimarca come il messaggio sia quello che la Chiesa «esca da sé stessa e abbandoni un'autoreferenzialità sempre più sterile».

Oggi l'incontro con i vescovi, e poi con la classe dirigente del Brasile. Ma l'appuntamento forte è sempre con i giovani per la veglia che precede la messa della domenica, anche se nessuno potrà dormire all'aperto, come accaduto praticamente in ogni Gmg.

Al suo rientro Bergoglio si chiuderà dentro le mura vaticane: il programma di agosto è mettersi al lavoro, da solo o quasi, sui cantieri aperti nelle scorse settimane. A settembre sono attese le prime decisioni, anche se è più probabile che si vada ad ottobre, dopo la prima riunione della commissione degli otto cardinali incaricati di consigliarlo su come riformare la Chiesa. Commissione presieduta dal cardinale Oscar Maradiaga, che proprio ieri in un'intervista a Rai Uno Mattina ha detto: «Non abbiamo dubbi che uno Stato abbia diritto di avere una banca come tutti gli Stati, però si pensa che la figura dello Ior, che è un po' stramba, deve cambiare. Magari si troverà la risposta in una banca etica, che sia trasparente e con tutti i criteri di una banca e non una fondazione che potrebbe avere, e di fatto ha avuto, delle ambiguità».

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