Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2013 alle ore 08:45.

My24

Opportunità per l'Italia
La Penisola è, per fortuna, ben lontana dagli eccessi americani. Ma, sempre per fortuna, alcuni investitori stanno iniziando a guardarla con interesse per investire in crediti alle imprese. «Se si osservano le emissioni obbligazionarie italiane di quest'anno, si scopre che il 70% è stato comprato da investitori esteri» osserva Gabriele Vianello, responsabile mercato primario per il debito in Italia di Bnp Paribas. «L'interesse c'è, ma bisogna trovare il modo per veicolare i loro soldi sui mini-bond. Per esempio con i credit fund».
Qualcosa inizia a muoversi. Uno dei più attivi in questo campo è (l'italiano) Ver Capital Sgr, che ha già alcuni fondi di questo tipo e che sta lanciando una nuova iniziativa: il Fondo di credito italiano. «Su richiesta di alcuni investitori – spiega l'a.d. Andrea Pescatori – stiamo creando un fondo che investa in mini-bond aziendali. Abbiamo analizzato a tappeto 2mila aziende italiane e ne abbiano selezionate circa 400. Ritengo che il 20% di queste possa far parte del nostro portafoglio». C'è poi Mps, che ha già creato con Finanziaria Internazionale e Confindustria un fondo d'investimento chiuso da 150 milioni. Poi Muzinich, che da mesi gira intorno al progetto e che ora, con un team italiano dedicato, potrebbe partire. E ci sono vari fondi internazionali interessati.
Le riforme in arrivo
Il ministero dell'Economia è già al lavoro per agevolare il processo. Due settimane fa un incontro riservato ha delineato alcune riforme "chirurgiche" che potrebbero facilitare l'ingresso dei fondi internazionali in Italia. Per esempio bisogna estendere l'operatività del Fondo Centrale di Garanzia, per permettergli di fornire garanzie agli investitori: solo in questo modo si possono incentivare quelli internazionali a venire in Italia. «Servirebbero anche piattaforme contrattuali sostanzialmente predefinite – osserva l'avvocato Antonio Coletti di Latham & Watkins – che garantiscano a questi fondi termini, condizioni e garanzie analoghe a quelle definite con banche quando erogano credito». L'eccesso di tutele (come negli Usa) non va bene, ma neppure la mancanza.
Allo studio al Ministero, poi, ci sono alcuni ritocchi alla legge sulle cartolarizzazioni, per permettere alle imprese di aggregare tanti mini-bond in modo da dare loro una stazza adeguata per attirare gli investitori. Oppure si sta pensando di aggiustare il Decreto Sviluppo, in modo da favorire l'acquisto di bond non quotati anche da parte di un unico investitore. Si sta poi pensando di equiparare i rendimenti dei mini-bond al profilo fiscale dei titoli di Stato. Insomma: di carne sul fuoco ce n'è tanta. Con un obiettivo: portare anche in Italia quel mercato finanziario che, con le giuste regole che evitino gli eccessi, è salutare per lo sviluppo. Sperando che nessuno, in questo contesto difficile per l'Italia, se ne approfitti.
m.longo@ilsole24ore.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi