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Questo articolo è stato pubblicato il 29 luglio 2013 alle ore 13:21.

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Mario Gomez e il presidente Andrea Della Valle (Olycom)Mario Gomez e il presidente Andrea Della Valle (Olycom)

D'accordo, la Juventus ha piazzato tre colpi (Tevez, Llorente e Ogbonna) che dovrebbero avere risolto, almeno sulla carta, i guai dell'ultima stagione. La Signora era già leader in Italia. Con i nuovi innesti, potrebbe tornare a fare la voce grossa anche in Europa. Vero, il Napoli non è stato da meno, anzi. Grazie alla cessione di Cavani, che il presidente De Laurentiis ha cercato di scongiurare fino all'ultimo - questione di numeri e di prestigio - il club partenopeo ha incassato un malloppo (64 milioni di euro) che ora sta investendo sul mercato con risultati da prima pagina. Sono arrivati Albiol, Reina, Callejon, Mertens e Higuain e non è finita qui. Jackson Martinez è dietro l'angolo, Matri l'alternativa made in Italy. Epperò, cosa dire della Fiorentina di Montella, che da dodici mesi o giù di lì sta dimostrando che si può fare benissimo pur senza spendere più di quanto le sue casse le consentano?

La linea della famiglia Della Valle, proprietaria del club gigliato dall'estate 2002, da quando cioè la Fiorentina finì gambe all'aria per le note vicende che interessarono da vicino Vittorio Cecchi Gori, non è cambiata. Investimenti mirati e calibrati in funzione delle entrate. Altro non si può e si deve fare. Perché il bilancio non è una materia da prendere alla leggera. Sbagliare è un attimo e il salto nel vuoto è pericolosissimo, lo insegna la storia. La Fiorentina firmò la risalita in Serie A in due anni. Poi, tanta gioia fino alla stagione 2008-09, con piazzamenti che le garantirono l'accesso alla Champions League e gli applausi degli amanti del bel calcio. Quindi, le delusioni dei tre campionati successivi, con la squadra che non riuscì a superare la metà classifica. Tanti mugugni, le prime forti contestazioni ai Della Valle, che pensarono anche a lasciare. Infine, Montella. Che l'estate scorsa ha preso per la mano il club viola e l'ha portato a un passo dalla Champions.

Un gioco spettacolare, a tratti sorprendente per intenzioni e sostanza, ma soprattutto il desiderio di giocare sempre la partita, contro qualsiasi avversario. Eccola la ricetta dell'Aeroplanino in versione allenatore. Lodi e riconoscimenti, la ricetta funziona, la ricetta convince. Bravo Montella, tecnico capace e ricco di idee pure rivoluzionarie. E bravissimi gli uomini di mercato del nuovo corso in viola, che hanno saputo costruire una squadra a immagine e somiglianza del nuovo allenatore spendendo poco meno del possibile. Il progetto del mercato low cost che continua a far sognare Firenze porta la firma di Daniele Pradè ed Eduardo Macia.

Il primo, classe '67, sbarca nella città degli Uffizi nel maggio 2012. Arriva da Roma. Lo scudetto del decennio giallorosso porta anche il suo nome. Il secondo, lo spagnolo Macia, è del '74. Pare un ragazzino, ma non lo è. Perché lavora nell'ambiente da un decennio e ha già fatto vedere ottime cose a Valencia (con Benitez) e a Liverpool. E' a Firenze dal 2011, ma soltanto l'anno scorso gli vengono riconosciuti i gradi di direttore tecnico alla pari con Pradè. Le intuizioni della premiata ditta la dicono lunga circa le nuove ambizioni della Fiorentina. Pronti e via e nel corso della stagione 2012-13 portano a Firenze Sissoko, Rossi, Tomovic, Toni, Savic, Borja Valero, Pizarro e Aquilani, giusto per ricordare i nomi più noti. Cedono Behrami, Nastasic e parte di Cerci. Quanto fa? Circa meno otto milioni di euro. Quasi un mezzo miracolo. E i risultati si vedono in campo.

Il canovaccio non cambia nel mercato in corso. La Fiorentina fa suoi giocatori di spessore internazionale in cambio di somme di denaro più che convenienti. Un affare dietro l'altro. Sono già arrivati Gomez, Ambrosini, Ilicic, Joaquin, Alonso, Munua e Iakovenko. Totale uscite: circa 29 milioni di euro. Più o meno quanto è fruttata ai viola la cessione di Jovetic al Manchester City. Sette giocatori per uno. E la doppia idea Nainggolan- Agazzi che si fa sempre più forte e praticabile. Andrà via Ljajic? Possibile. Piace al Milan e per dieci milioni potrebbe cambiare maglia. Ma poco importa. Pradè e Macia hanno dimostrato che la competenza declinata al pallone promette prospettive da favola. Firenze gongola.

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