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Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2013 alle ore 08:29.

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Silvio Berlusconi (Ap)Silvio Berlusconi (Ap)

Nessuno ieri nel Pdl si esponeva in previsioni ma la sensazione dei fedelissimi di Silvio Berlusconi era quella che è diventata meno probabile una richiesta di rinvio del processo. Insomma, potrebbe allontanarsi quella opzione del Cavaliere e dei suoi difensori di puntare a uno slittamento del processo anche per poter contare su un diverso collegio giudicante (non la sezione feriale ma la terza sezione competente per i reati fiscali).

Il calcolo di rinviare il redde rationem aveva ragioni oltre che strettamente giuridiche anche politiche: nelle riflessioni del leader Pdl, far slittare tutto consentirebbe di far passare il mese di agosto senza creare fibrillazioni al Governo e fissando (eventualmente) lo showdown nella maggioranza a settembre quando saranno sul tavolo anche i nodi economici. Ma tutto questo – ieri sera – sembra sia stato spazzato via da alcune indiscrezioni trapelate dalla Corte di Cassazione e raccolte dall'agenzia Ansa che sono finite sul tavolo di Berlusconi e dei suoi difensori e che sono state interpretate come il profilarsi di un sentiero più stretto per un'eventuale richiesta di rinvio. E l'"impossibilità", in ogni caso, di poter contare su un cambiamento del collegio giudicante. «Mi pare che si accelerino i tempi», ripeteva Maurizio Gasparri leggendo quei fogli di agenzia.

La Cassazione è pronta alla richiesta di rinvio e anche di ricusazione ma, le indiscrezioni raccolte, fanno sapere di nuovi e puntuali calcoli della Corte sulla prescrizione del processo Mediaset: in particolare, si sarebbe rilevato come siano errati quelli attribuiti alla difesa dell'ex premier che la datano al prossimo 26 settembre. Per i giudici supremi invece la prescrizione matura ai primi di agosto. Insomma, se davvero richiesta di rinvio ci dovesse essere questa sarebbe accolta ma solo spostando il processo di poco – non oltre il 15 settembre – con l'effetto comunque di mantenere l'attuale collegio giudicante. Dunque anche se oggi la difesa di Berlusconi – o di uno degli altri tre imputati – chiedesse un rinvio dell'udienza, gli atti rimarrebbero alla sezione Feriale alla quale sono stati assegnati per l'imminente prescrizione. Anche questa indiscrezione è stata appresa da fonti della Suprema Corte che rilevano come i termini della prescrizione non consentano un rinvio oltre metà settembre, data nella quale si conclude il lavoro della sezione feriale. Ergo, il fascicolo in ogni caso non tornerà alla Terza sezione penale competente per i reati tributari come quelli di frode fiscale per i quali l'ex premier è stato condannato.

Se quindi non ci dovesse essere una richiesta di rinvio, la sentenza è attesa per domani o al massimo giovedì, escluso che ci possa essere già oggi mentre – secondo prassi – 8 volte su 10 la Corte accoglie la richiesta del Pm che – quindi – sarà determinante. Da mercoledì, allora, si capiranno gli effetti politici sul Governo e sulla maggioranza. Nel Pdl si continua a ripetere che il Cavaliere non abbandonerà il campo e che – come lui stesso ha dichiarato – non farà la fine di Craxi ma continuerà a combattere la sua battaglia contro i giudici e la sua battaglia politica. Anche se lo stesso Berlusconi ha dichiarato che non farà mai cadere il Governo Letta – perché dice che ci penserà il Pd a farlo non potendo stare in maggioranza con un Cavaliere condannato – i suoi non ci credono del tutto. Sanno che molto dipenderà dall'onda emotiva più che dalla razionalità – e prudenza tattica – di questi giorni. E soprattutto molti ricordano che proprio la condanna in secondo grado del processo Mediaset provocò la reazione violenta di Berlusconi che di lì a poco tolse il sostegno al Governo Monti.

Insomma, si procede a vista ma con molto nervosismo come si è notato ieri dalla polemica scatenata dal Pdl dopo le parole del presidente della Camera. Nella tradizionale cerimonia del Ventaglio, Laura Boldrini ha infatti parlato anche del processo Mediaset dicendo che «singoli casi giudiziari non debbono interferire nella vita delle istituzioni: qualunque sia la decisione della Cassazione, non dovrà avere ripercussioni sulle attività parlamentari». Parole che hanno scatenato la reazione del Pdl contro la terza carica dello Stato accusata di avere posizioni di parte. «Altro che singoli casi giudiziari! Qui si tratta di 10 milioni di italiani che in caso di condanna di Berlusconi rischiano di non avere più rappresentanza politica», è la replica di Daniela Santanchè che parla di democrazia mutilata mentre Osvaldo Napoli mette all'indice il grado di terzietà istituzionale: «È un singolare caso di presidente di Montecitorio».

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