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Questo articolo è stato pubblicato il 01 agosto 2013 alle ore 07:17.

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Dopo lo Stato a rischio bancarotta, ora tocca alla chiesa slovena annunciare un buco di 800 milioni di euro. Una piccola Arcidiocesi cattolica, quella slovena di Maribor, è al centro di uno dei più gravi crac finanziari della storia della Chiesa. La vicenda che, su decisione fulminea di Papa Francesco, ha portato alle dimissioni degli arcivescovi di Maribor, Marjan Turnsek, e di Lubiana, Anton Stres, inizia da alcuni investimenti spericolati in cui si era lanciata la diocesi negli ultimi anni, che l'hanno portata, nel periodo sotto la guida dell'ex vescovo Franc Kramberger, ad accumulare quasi 800 milioni di euro di debiti.
La Santa Sede non ha specificato i motivi delle dimissioni ma la stampa slovena aveva parlato di un coinvolgimento dei due presuli in un crac finanziario milionario che ha coinvolto anche diverse banche del Paese. Banche il cui dissesto è stato all'origine della crisi che ha colpito duramente anche lo Stato sloveno, ancora oggi sotto osservazione dei mercati.
Il buco della diocesi di Maribor è pari al 2% del Pil (che ammonta a 36 miliardi). I primi sospetti sul dissesto iniziarono a fine 2007. Dopo le prime indagini su esposizioni milionarie e investimenti incauti, la Santa Sede inviò a Maribor un superispettore, Gianluca Piredda, esperto di bilanci. Da qui la scoperta di un dissesto di proporzioni enormi, nato dalla creazione, fin dai primi anni '90, di un intrico di società, holding per investimenti e finanziarie.
L'avventura era partita quando la diocesi di Maribor costituì la banca Krek (in dieci anni diventata il decimo istituto del Paese, venduto nel 2002) e una società commerciale (la Gospodarstvo Rast). In seguito seguirono due holding per investimenti, la Zvon 1 e la Zvon 2, controllate dalla Rast. Sono queste le società che poi si sono avventurate nell'acquisto di immobili (rovinate dalla bolla immobiliare), di altre società, di aperture di ipoteche e di investimenti in settori a rischio.
Nel buco accumulato per 800 milioni di euro, venti milioni riguarderebbero direttamente la diocesi, il resto le società collegate. Migliaia di piccoli investitori hanno in qualche modo perso i loro risparmi, mentre le banche hanno chiesto la confisca degli immobili ipotecati. Poco dopo le rivelazioni giornalistiche, Papa Ratzinger rimosse, nel febbraio 2011, l'arcivescovo Kramberger e fu annunciato un piano di rientro dal debito accumulato.
Nel febbraio di due anni fa, mons. Anton Stres, diventato arcivescovo di Lubiana e primate di Slovenia, aveva annunciato un'inchiesta sul caso Maribor e la «punizione» dei responsabili. La conferenza episcopale slovena dichiarò che «gli enormi debiti accumulati dalle holding Zvon 1 e Zvon 2 dimostrano che i responsabili di gestire l'arcidiocesi di Maribor si sono assunte rischi troppo grandi con i soldi della chiesa cattolica slovena, senza sottoporsi ad alcun controllo».

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