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Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2013 alle ore 06:40.

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ROMA
«Esprimo piena adesione alle parole del presidente Napolitano sul pronunciamento della Cassazione». Enrico Letta aspetta la nota del Quirinale prima di intervenire sulla sentenza della Cassazione e alle parole di Napolitano (con cui ha avuto un colloquio telefonico) si riferisce letteralmente il premier nella sua dichiarazione. «La strada maestra - afferma il Presidente del Consiglio - è il rispetto per la magistratura e per le sue sentenze. Per il bene del Paese è necessario ora che, anche nel legittimo dibattito interno alle forze politiche, il clima di serenità e l'approccio istituzionale facciano prevalere in tutti l'interesse dell'Italia rispetto agli interessi di parte».
Anche il riferimento che il Capo dello Stato fa alla necessità di accelerare la riforma della giustizia viene prontamente colto da Letta. Il premier aveva già detto alla direzione Pd che il Governo ha bisogno di un «tagliando» al programma e ora fa capire che l'Esecutivo è pronto ad aggiornarlo inserendo la riforma della giustizia. Il premier è confortato dal videomessaggio che Berlusconi ha mandato alle televisioni dopo la fine del vertice a Palazzo Grazioli. «Siamo ancora in campo con Forza Italia», ha detto il Cavaliere alle tv e Letta lo interpreta come continuità anche per il Governo. Anche Berlusconi parla di riforma della giustizia e quello diventa lo snodo decisivo anche per l'Esecutivo.
Letta è preoccupato ma tiene duro. A Palazzo Chigi monitora la situazione e continua a ripetere che «è necessario un sostegno pieno» al Governo. Anche il Consiglio dei ministri dell'indomani non deve saltare, altrimenti - sottolinea un ministro del Pd che ha parlato con il premier - è subito a rischio il governo. Il presidente del Consiglio è concentrato sull'attività di governo, studia i dossier previsti per la riunione di Governo di oggi, il decreto legge per il finanziamento dei Pompei e l'approvazione definitiva del Ddl costituzionale sull'abolizione delle Province. Ha incontrato Fabrizio Saccomanni per fare il punto sui provvedimenti in agenda. «Bisogna pensare al Paese» è il mantra che ripetono anche i parlamentari vicini al premier.
Il premier auspica «un clima di serenità». Vale il discorso sempre fatto: non si resta a Palazzo Chigi a tutti i costi. Dunque avanti su riforme, come chiede anche Napolitano, e no ai tentativi di logoramento o, peggio, a manifestazioni scomposte come l'Aventino.
La giornata non era stata facile, fin dal mattino, con le prime avvisaglie delle fibrillazioni del Pdl al Senato: il gruppo parlamentare si era riunito per tre ore per protestare contro il "blitz" di Pd e Scelta civica sulle nomine degli organismi bicamerali. Dietro lo scontro, spiegano dal Pdl, anche la decisione del Pd di voler candidare Rosy Bindi all'Antimafia. C'era chi voleva far saltare il banco, poi Renato Schifani detta la linea di compromesso, «non possiamo sparare sul Pd prima della sentenza». Poi, la Cassazione si è pronunciata sulla vicenda Mediaset ed è toccato ancora una volta a Giorgio Napolitano il compito di costruire immediatamente la rete di protezione sull'esecutivo e di ribadire che questo Governo deve andare avanti, richiamando ancora una volta il necessario «clima di serenità e di coesione». Letta lavora, al Senato c'è il decreto legge del fare e alla Camera gli altri provvedimenti da portare al traguardo.
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