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Questo articolo è stato pubblicato il 04 agosto 2013 alle ore 08:18.

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L'evasione fiscale ha tante vie, e quelle che superano i confini nazionali stanno diventando sempre più rilevanti. Insieme agli strumenti per combatterla.

L'ultimo frutto di questa evoluzione è il «Sonore», il nuovo strumento informatico con cui le Entrate provano a mettere in luce l'evasione di chi risiede altrove, ma dal punto di vista fiscale è "italiano" a tutti gli effetti. Il riconoscimento della residenza fiscale in Italia ha infatti conseguenze di grande rilievo, perché in questo caso il soggetto deve dichiarare nel nostro Stato i redditi ovunque prodotti, oltre a compilare il quadro «RW» del modello Unico per quanto detenuto e trasferito all'estero.
Nel Fisco, il concetto di residenza è più ampio di quello dell'anagrafe. Non di rado, molti cittadini trasferitisi effettivamente all'estero pensano, in buona fede, che l'iscrizione anagrafica sia sufficiente anche per far cessare gli obblighi di dichiarazione al Fisco italiano. In realtà, per le imposte sui redditi si considera residente non solo chi ha la residenza anagrafica, ma anche chi ha il domicilio nel nostro territorio per la maggior parte dell'anno. Inoltre per gli italiani che si trasferiscono in territori «a fiscalità privilegiata» scatta addirittura una presunzione di permanenza di residenza nel nostro Paese salvo, evidentemente, prova contraria.
La Cassazione sul tema è piuttosto rigorosa: l'iscrizione all'Aire non è determinante per escludere la residenza fiscale in Italia quando il soggetto abbia nel territorio dello Stato il proprio domicilio, inteso come sede principale degli affari, interessi e delle relazioni personali; il carattere soggettivo della "scelta" dell'interessato non è determinante. Il centro principale degli interessi vitali della persona va dunque individuato, secondo la Cassazione, anche dando prevalenza al luogo in cui la gestione degli interessi viene esercitata abitualmente in modo riconoscibile dai terzi.
È da notare, poi, che il trasferimento della residenza in un Paradiso fiscale fa invertire l'onere della prova, perché tocca al contribuente dimostrare di risiedere davvero all'estero.
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