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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2013 alle ore 21:15.
L'ultima modifica è del 05 agosto 2013 alle ore 12:04.

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Dl del Fare, Governo battuto su stop a tassa sui telefonini

Governo battuto nell'aula del Senato su un ordine del giorno della Lega Nord durante l'esame del decreto Fare. L'esecutivo ha espresso infatti parere contrario dall'odg leghista per abolire la tassa sui telefonini, mentre i relatori si sono rimessi al voto dell'Aula. In 143 hanno dato voto favorevole, 118 senatori hanno detto no e 10 si sono astenuti. I gruppi di maggioranza hanno deciso di ritirare tutti gli emendamenti mentre l'opposizione li ridurrà: una trentina rispettivamente di M5S e Lega e una quindicina Sel. L'obiettivo é di dare il via libera stasera al decreto, atteso a Montecitorio Camera già per la giornata di domani. È però probabile che le dichiarazioni di voto e il voto finale sul provvedimento slittino a domani mattina. Ora l'Assemblea ha esaminato la prima dozzina di articoli su quasi novanta complessivi.

Ok stop norma Camera su stipendi manager
L'Aula ha esaminato gli emendamenti ai primi 12 articoli, approvando unicamente le proposte già approvate dalle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del Senato. Fra queste, la soppressione dell'articolo 12 bis introdotto dalla Camera che modificava le norme sul tetto agli stipendi dei manager per le società pubbliche non quotate previste dal Salva Italia. La parte sul taglio del 25% degli stipendi, approvata ieri notte dalle Commissioni su input del Governo, si trova nell'ultimo emendamento, un aggiuntivo all'articolo 84 bis.

Sì in commissione al taglio del 25% degli stipendi delle Spa pubbliche
Alla fine il taglio del 25% degli stipendi delle Spa pubbliche è dunque passato. Ieri, al termine di una maratona durata fino a mezzanotte, è stata infatti individuata la soluzione al nodo dei compensi dei manager pubblici: tutti quelli che non rientrano già nel tetto introdotto con il Salva-Italia (circa 300mila euro, il trattamento economico del primo presidente della Cassazione) al prossimo rinnovo si vedranno sforbiciare del 25% tutti i compensi, "a qualunque titolo determinati". Si tratta dei manager delle società a controllo pubblico diretto o indiretto, quotate e non quotate «che emettono esclusivamente strumenti finanziari, diversi dalle azioni, quotati nei mercati regolamentati». Tra queste Eni, Enel, Finmeccanica, Ferrovie e Poste. È questo il risultato della maratona notturna promossa dalle Commissioni Affari costituzionali e bilancio del Senato, che hanno così completato l'esame del Dl del fare.

Regolarità tributaria, salta il Durt
Sul tetto agli stipendi dei manager la giornata di ieri è stata caratterizzata da un braccio di ferro tra Governo e partiti della maggioranza. In un primo tempo infatti le commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del Senato avevano soppresso a larga maggioranza i tagli introdotti, anche con un emendamento del Governo, nel Decreto del Fare. In serata, però, Esecutivo e maggioranza hanno lavorato al recupero della norma. Via libera anche alla soppressione della norma del provvedimento - introdotta alla Camera - che istituiva il Durt, il documento unico di regolarità tributaria. Si tornerebbe quindi al testo del Governo in materia di responsabilità solidale fiscale. Approvato anche un ordine del giorno che rinvia la questione alla delega fiscale.

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