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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2013 alle ore 06:40.

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ROMA
Si è parlato del quadro dell'economia e della finanza. E si è parlato di banche nella colazione di lavoro svoltasi ieri tra il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, e il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco.
Il Governatore, per primo, aveva segnalato già in occasione del G20 di Mosca, che «il Paese si trova in una fase critica, perché c'è un problema di stabilità politica e istituzionale che incide sulla capacità di cogliere le opportunità della ripresa economica». E ieri Visco e Saccomanni hanno concordato sul fatto che gli ultimi dati su ordinativi e produzione industriale (e una conferma potrebbe venire dai dati Istat in uscita quest'oggi) lasciano pensare che la fine della recessione sia vicina e che una stabilizzazione dell'economia reale possa maturare fra il terzo e il quarto trimestre del 2013. Insomma, il punto di svolta del ciclo economico è vicino. Tanto più importante, dunque, non buttar via i frutti di un'azione di riforma e non stroncare sul nascere le gemme del recupero economico.
Una «folata» di ripresa, per usare la terminologia di Visco, farebbe d'altra parte un gran bene anche al sistema creditizio e ai bilanci delle banche italiane, sui quali sei anni di crisi hanno lasciato una traccia vistosa, ovvero 140 miliardi circa di sofferenze lorde. Nell'incontro a Palazzo Chigi è stata esaminata la situazione delle aziende di credito e, come hanno spiegato anche fonti della Banca centrale, si è convenuto sul fatto che il sistema bancario italiano è solido. Insomma, le banche italiane hanno affrontato bene, complessivamente, gli anni della crisi mentre numerosi istituti di molti altri paesi sono caduti in gravi difficoltà.
Quanto al caso Monte dei Paschi, il ministro ha dato conto dell'articolato confronto in corso con Bruxelles sui 3,9 miliardi di Monti bond e sul piano di ristrutturazione necessario per ottenere l'ok definitivo alla deroga sulle norme per gli aiuti di Stato. Fonti di Palazzo Chigi hanno riassunto la discussione spiegando che «è opinione comune» che «la tesi sostenuta in Europa dall'Italia sia corretta» e che dunque le recenti critiche espresse dal commissario Almunia siano destinate a cadere.
In ogni caso, è stato osservato ieri, all'interno del sistema creditizio italiano vi sono alcune aree di difficoltà nei confronti delle quali la vigilanza sta esercitando un'azione incisiva per far sì che questi intermediari assicurino adeguate coperture e accantonamenti a fronte dei rischi.
L'attenzione al riesame delle poste di bilancio esercitata da Bankitalia non rappresenta in nessun modo, secondo la Banca centrale, un impulso restrittivo alla politica creditizia. È i invece un vaglio preventivo e "di garanzia" per il sistema bancario italiano alla vigilia di alcuni passaggi importanti come l'Unione bancaria europea; ed è proprio l'accuratezza di questo vaglio che consente valutazioni positive sull'intero sistema. Non a caso, proprio al G20 di Mosca Visco ha ricordato che anche il Fondo monetario internazionale «ha recentemente portato a termine una stress analysis sulla stabilità del sistema finanziario italiano, con risultati analoghi a quelli elaborati dalla Banca d'Italia: tali risultati, che verranno pubblicati a settembre, evidenziano la capacità del sistema italiano di resistere a shock esterni. Chiaramente – aveva aggiunto Visco – la dotazione patrimoniale è un elemento importante e dovrà essere ampliata, ma non vi sono elementi di eccessiva preoccupazione, come dimostrerà anche l'asset quality review che sarà condotta in vista dell'avvio dell'SSM».
Questo, del resto, è stato l'altro punto discusso nella colazione di lavoro di ieri: all'orizzonte, e proprio nell'anno in cui l'Italia avrà la presidenza della Ue, si profilano infatti l'avvio di una nuova serie di stress test europei da parte dell'Eba e, per le 130 banche comunitarie che passeranno sotto il controllo della Vigilanza accentrata nella Bce, un esame della qualità dei loro attivi.
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