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Questo articolo è stato pubblicato il 07 agosto 2013 alle ore 07:53.

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Migranti a Lampedusa (Ap)Migranti a Lampedusa (Ap)

Un dramma che si è risolto nella notte. L'Italia ha acconsentito ad accogliere il barcone con 102 migranti, tra cui un bambino di 4 mesi e 4 donne incinte, a cui Malta ha rifiutato l'accesso nelle sue acque territoriale da tre giorni. Il barcone verrà accolto sulle coste di Siracusa, in Sicilia. Il primo ministro maltese Joseph Muscat che ha rifiutato gli appelli dell'Ue ad accogliere i migranti ha ringraziato in una nota il premier italiano Enrico Letta per la decisione che «non potrà che rafforzare le già buone relazioni tra i 2 Paesi».

La barca è stata intercettata nelle acque antistanti Siracusa. L'imbarcazione è stata abbordata dagli uomini della Guardia di Finanza che hanno assunto la direzione del mezzo e rifocillato i migranti. Il barcone è stato condotto nel porto del capoluogo aretuseo ove, nel frattempo, era stato già allertato il dispositivo di accoglienza a terra.

Non sono bastate le pressioni dell'Unione europea per convincere Malta. Il governo maltese ha rifiutato lo sbarco dei 102 immigrati recuperati in mare per tre giorni: La Valletta li voleva rimandare in libia. I migranti erano stati trattai in salvo lunedì dalla petroliera battente bandiera liberiana Salamis 80 km dalle coste libiche. Il ministro dell'Interno maltese aveva intimato al capitano della nave di non entrare nelle acque dell'arcipelago.

Senza l'intervento italiano la situazione poteva diventare tragica. Per il commissario Ue Cecilia Malmstrom la priorità era «salvare le loro vite» e Malta aveva il «dovere umanitario di lasciar sbarcare queste persone», perché «respingerle» in «Libia sarebbe contrario alle leggi internazionali».

Ma il premier Joseph Muscat su Twitter si difende affermando di «essere in possesso di prove» che attestano come Leopoldo Manna, capitano del Salamis, «abbia ignorato le indicazioni del Centro soccorsi italiano» di sbarcare i migranti nel porto più vicino, e cioè in quello libico di Khoms «per considerazioni di carattere commerciale». «Malta soddisfa i suoi obblighi internazionali - scrive - ma non ci si aspetti che intervenga per proprietari di navi irresponsabili che si beffano delle regole».

I proprietari del Salamis, che batte bandiera liberiana ma è gestita dai greci della Hellenic shipping, hanno scritto al governo della Valletta, al centro italiano di coordinamento dei soccorsi, e al commissario Ue, per raccontare la propria versione dei fatti. Mentre la giustizia dell'isola ha fatto sapere che li riterrà responsabili per qualsiasi danno che possa derivare dalla vicenda.

L'agenzia dell'Onu per i rifugiati (Unhcr) ieri ha rivolto un appello per una soluzione veloce e pratica che permetta uno sbarco «sicuro e rapido» per i naufraghi. E data la situazione in Libia, avverte: «Rimandare persone che cercano asilo a questa situazione non è un'opzione perseguibile».

Dello stesso avviso il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), che evidenzia come per la stessa Convenzione su ricerca e soccorso in mare, il primo porto sicuro non può essere considerato solo in base alla collocazione geografica. In nessun caso le persone possono essere rinviate in territori dove la loro vita e libertà possono essere a rischio. «È molto grave quello che è accaduto: Malta, ancora una volta, non concede la possibilità di sbarcare a persone che sono in stato di necessità. Questa storia ne ricorda, purtroppo, molte altre verificatesi nel passato. La normativa internazionale non lascia adito a dubbi: chiunque sia soccorso in alto mare deve essere portato verso il primo porto sicuro e lì essere assistito». Lo ha dichiarato Christopher Hein, direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati (Cir), commentando la vicenda dei 102 migranti ancora al largo delle coste maltesi ai quali é stato impedito lo sbarco.

Al termine della vincenda il commissario europeo Cecilia Malmstrom ha ringraziato via Twitter le autorità italiane: «Grazie Italia per aver accettato di accogliere i 102 migranti salvati dal naufragio due giorni fa. Il ricollocamento dei richiedenti asilo è un modo per mostrare solidarietà in Europa. Sarebbe ottimo se tutti e 28 gli Stati membri aiutassero e non solo sempre gli stessi».

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