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Questo articolo è stato pubblicato il 08 agosto 2013 alle ore 06:44.

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ROMA
Un «atto dovuto». Così spiegano a palazzo dei Marescialli il via libera alla richiesta di aprire una pratica su Antonio Esposito, presidente della sezione feriale della Cassazione, per le sue presunte anticipazioni sulla motivazione della sentenza del processo Mediaset-diritti Tv, presentata ieri, in via d'urgenza, dai laici Pdl. Al di là dell'irritazione che l'intervista di Esposito ha provocato anche al Csm, la rapida trasmissione della pratica alla prima commissione (competente per le incompatibilità ambientali e funzionali) è stata determinata soprattutto dal clamore della vicenda, su cui il giorno prima aveva chiesto informazioni il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, titolare dell'azione disciplinare insieme alla Procura generale della Cassazione, dove pure è stato acceso un faro sul caso. E tuttavia, l'opinione più diffusa è che la condotta di Esposito, ancorché «inopportuna», non configuri un illecito disciplinare specifico poiché le sue dichiarazioni sono intervenute a processo concluso definitivamente con sentenza irrevocabile. Idem per l'incompatibilità ambientale o funzionale. Perciò al Csm viene dato per scontato che la vicenda si chiuderà con un'archiviazione.
Ad occuparsi della pratica sarà la commissione presieduta dal laico Pdl Annibale Marini. Ma la pratica non sarà discussa prima della fine di agosto, primi di settembre. I presentatori sostengono, tra l'altro, che con le dichiarazioni "galeotte" anticipate nell'intervista – ma ancora ieri smentite dall'intervistato – ci sarebbe il rischio di condizionare il giudice relatore Amedeo Franco, estensore della sentenza.
Molti, nel Pdl, si attendono iniziative della Procura generale o del ministero della Giustizia e hanno visto nella richiesta di informazioni della Cancellieri un atto prodromico all'apertura di un procedimento disciplinare, dimenticando tuttavia che il ministro svolge anche compiti di alta vigilanza e che, tra questi rientra, appunto, anche la richiesta di informazioni. Tra l'altro, quando si tratta di magistrati della suprema Corte, il ministro di solito lascia il passo alla Procura generale. In questo caso, l'unico illecito ipotizzabile è quello previsto dalla norma sui rapporti con la stampa, su cui la giurisprudenza disciplinare è molto rigorosa, sempre che siano state date "abusivamente" delle notizie. Il che, nella fattispecie, è difficilmente sostenibile sia perché il processo era ormai chiuso sia perché quella di Esposito è stata solo una (sia pure inopportuna) riflessione su un principio giuridico affermato più volte dalla Cassazione e facilmente desumibile dal dispositivo della sentenza su Berlusconi.
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