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Questo articolo è stato pubblicato il 08 agosto 2013 alle ore 06:43.

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di Ugo Tramballi
Non era la solita atmosfera festosa quella che ieri sera ha salutato la fine del Ramadan e l'inizio dell'Eid al-Fitr, la più importante festa dell'Islam. Con il mese di digiuno termina anche la mediazione internazionale. «La fase della diplomazia finisce qui», annunciava ieri il governo provvisorio istituito dai militari. «I Fratelli musulmani sono gli unici responsabili» del fallimento e di tutto quello che accadrà d'ora in poi.
Era stata Catherine Ashton, il rappresentante della politica estera Ue, a imporre una settimana fa la mediazione. La fratellanza islamica occupava da settimane due quartieri del Cairo, intenzionata a non smettere di manifestare fino alla liberazione di Mohamed Morsi e al suo reinsediamento alla presidenza. Ashton aveva preteso d'incontrare Morsi in prigione. William Burns, il vicesegretario di Stato Usa, arrivato al Cairo qualche giorno prima, non aveva chiesto tanto.
Con una inusuale collaborazione, europei e americani hanno condotto la trattativa più importante. Al loro lavoro si sono aggiunti i ministri degli Esteri degli Emirati e del Qatar. Quest'ultimo è considerato vicino agli islamisti ma è anche il Paese che più sta concretamente aiutando l'economia egiziana: i militari non potevano ignorarlo. Infine si sono aggiunti John McCain e Lindsay Graham, senatori repubblicani in visita al Cairo.
Sono stati Burns e Bernardino Leon, diplomatico spagnolo e rappresentante Ue per il Mediterraneo meridionale, a continuare la mediazione avviata da Catherine Ashton. I Fratelli musulmani avevano lasciato cadere molto presto la richiesta di reinsediare Morsi, ormai superata dagli eventi. Tuttavia, per lasciare le piazze e aderire alla road map governativa che deve arrivare a nuove elezioni, volevano la liberazione dei loro rappresentanti arrestati, garanzie sulla continuazione dell'attività politica del movimento e la salvaguardia della Costituzione scritta da loro e approvata da un referendum dell'anno scorso.
Il presidente provvisorio Adly Mansour, il premier Hazem al-Beblawi e il generale Abdel Fattah al-Sisi che conta più di tutti, ancora non hanno deciso se mettere fuori legge tutto il movimento della fratellanza o lasciare in vita Libertà e giustizia, il partito che lo rappresenta. Ma è sulla Costituzione che la mediazione era impossibile: annullare la legge fondamentale della fratellanza e scriverne una nuova era forse l'obiettivo più importante delle manifestazioni dei Tamarrud e del colpo militare.
Il governo aveva accettato senza entusiasmo la mediazione internazionale, una "interferenza" negli affari interni egiziani. Ma gli aiuti economici e l'immagine li aveva obbligati ad accettarla. È stato quando, due giorni fa, i negoziatori hanno chiesto di incontrare Khairat al-Shater che governo e militari hanno perso la pazienza.
Più di Morsi e della guida spirituale Mohamed Badie, al-Shater è il vero leader della fratellanza: arrestato nei primi giorni del golpe, la visita dei mediatori gli restituiva il potere che i militari gli avevano tolto. Ma al-Shater ha reiterato ad europei e americani le richieste della fratellanza: liberazione di tutti e Costituzione. A quel punto la mediazione è finita. Continuarla sarebbe stato un attacco alla "sovranità nazionale" e a tutto quello che i militari hanno fatto in un mese.
È difficile prevedere cosa accadrà ora. I militari potrebbero agire alla fine dell'Eid, da domenica. È possibile che sceglieranno uno smantellamento graduale dei presidi: chiusura ermetica delle piazze, isolamento, progressive azioni di polizia, arresti selettivi. Con un'azione brutale sarebbe l'Egitto dei militari ad essere isolato. Ma il rischio che la situazione possa sfuggire al controllo, è alto. La mediazione internazionale ha mostrato ancora una volta l'estrema polarizzazione dei due fronti. I militari hanno interesse a dimostrare quanto prima di ripristinare l'ordine e avviare il cammino delle nuove istituzioni: Costituzione, parlamento, presidenza. I Fratelli musulmani, ideologicamente portati al martirio, potrebbero avere interesse a drammatizzare la situazione.
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