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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2013 alle ore 16:10.

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Nello Ajello (Agf)Nello Ajello (Agf)

Addio a Nello Ajello, firma storica dell'Espresso e di Repubblica. Il giornalista, che aveva 82 anni, è morto a Roma, sconfitto da un tumore, poche settimane dopo la morte della moglie Giulia. In redazione lo ricordano per il suo stile quasi anglosassone e la sua ironia. Se in questo mestiere non ci si diverte meglio cambiare, diceva. E la sua vena traspare negli articoli e nei corsivi che hanno raccontato il Novecento, dalla Prima Repubblica, a Mani Pulite, fino agli ultimi venti anni.

Tra i suoi tanti saggi e contributi, "Intellettuali e PCI. 1944-1958", e "Il lungo addio. Intellettuali e PCI dal 1958 al 1991", entrambi editi da Laterza. E ancora "Taccuini del Risorgimento", "Lezioni di giornalismo", "Italiani di fine regime" e "Intervista sullo scrittore scomodo", in collaborazione con Alberto Moravia.

«Apprendo con sincera commozione, nel segno di un'antica amicizia, la dolorosa notizia della scomparsa di Nello Ajello a breve distanza dalla morte della sua consorte Giulia», scrive in un messaggio il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. «Il ruolo così fortemente ed efficacemente svolto da Ajello si è collocato al confine tra giornalismo, cultura e politica. Le sue analisi critiche sulle politiche culturali, anche e in particolare del Pci, hanno lasciato il segno per la loro accuratezza e acutezza. Rilevante - continua il presidente - è stato il suo contributo alla qualificazione e alla crescita della casa editrice Laterza in un rapporto di stretta vicinanza con l'indimenticabile Vito. E non minore è stato il suo apporto puntuale e brillante alla nascita e allo sviluppo del quotidiano "La Repubblica". In questo spirito, partecipo affettuosamente al cordoglio dei figli e di tutto il mondo giornalistico ed editoriale», conclude Napolitano.

Napoletano di nascita, Ajello muove i primi passi nel mondo del giornalismo nella rivista Nord e Sud. Si trasferisce a Torino a lavorare per la Olivetti, quindi la collaborazione con Il Mondo di Mario Pannunzio. Poi l'esperienza all'Espresso, settimanale di cui diventa condirettore con Livio Zanetti, per poi passare a scrivere per La Repubblica. Gli ultimi articoli hanno raccontato, in occasione del 70esimo anniversario, il 25 luglio 1943. Si definiva un giornalista culturale, colto ma sempre attento alla notizia. «Un giornale - scrisse - è per definizione quanto di più pragmatico e di meno protocollare esista anche quando ospita temi culturali. Incenso e gloria: ecco due ingredienti che mi piacerebbe non figurassero in queste pagine». Un messaggio per il giornalismo di oggi e per quello che sarà.

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