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Questo articolo è stato pubblicato il 14 agosto 2013 alle ore 06:38.

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Tra quanti oggi festeggeranno - se così si può dire, trattandosi di uno o due decimali - il ritorno del segno più nell'andamento dell'economia non ci sarà la Grecia, il paziente zero dell'Eurozona: la stima flash di Elstat, l'istituto nazionale di statistica, ha già certificato lunedì una flessione annua del Pil del 4,6% nel secondo trimestre. Nessuno peraltro se l'aspettava (le stime erano addirittura di un -5%) e si registra quantomeno un rallentamento della recessione in cui il Paese è precipitato sei anni fa, se si considera che nel primo trimestre del 2013 il calo era stato del 5,6 per cento.
A consolare Atene e a far intravedere una pallida luce in fondo al tunnel è però un altro dato, diffuso sempre lunedì: il bilancio centrale dello Stato ha chiuso i primi sette mesi dell'anno con un avanzo primario di 2,6 miliardi che fa da contraltare ai 3,1 miliardi di deficit registrati nel 2012. Il dato - che esclude dal calcolo del saldo entrate-uscite il pagamento degli interessi sul debito, la spesa delle amministrazioni locali e la spesa sociale - secondo il vice-ministro delle Finanze greco, Christos Staikouras, «rende del tutto fattibile il raggiungimento di un avanzo primario a fine anno». Anche se, va aggiunto, manca di un miliardo e mezzo il target di entrate fiscali previste.
Al di là dei numeri, tuttavia, il risultato conseguito ha un valore prima di tutto politico. È la testimonianza che le pesanti misure di austerity messe in atto per ottenere i prestiti internazionali (due pacchetti da 240 miliardi complessivi) cominciano a dare frutto in termini di risanamento dei conti pubblici. Anche nel campo delle privatizzazioni qualcosa inizia lentamente a muoversi: sempre lunedì, è andata finalmente in porto la cessione della quota pubblica del 33% nella società nazionale di scommesse sportive Opap al consorzio greco-ceco Emma Delta, per 652 milioni. Ancora poco a fronte di un obiettivo annuale di 2,6 miliardi di privatizzazioni, ma comunque un altro tassello per mostrare ai partner internazionali che Atene sta facendo i compiti a casa. E può dunque meritarsi quei nuovi aiuti (o un'ulteriore ristrutturazione del debito) che vengono considerati sempre più probabili.
L'ultimo annuncio in questo senso è arrivato dal settimanale tedesco Der Spiegel, che nel fine settimana ha rivelato che la Bundesbank li riterrebbe necessari entro l'inizio del 2014. Prontamente smentito dal governo tedesco. Ma a Berlino, si sa, è tempo di campagna elettorale e l'ipotesi di nuovi esborsi per la Grecia non è molto popolare.
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