Lo spettro del '97 sui Paesi emergenti
La prossima fine dell'allentamento Fed, il rallentamento della Cina e gli squilibri esterni fanno cadere Borse e valute
di Gianluca Di Donfrancesco e Riccardo Sorrentino
2. Indonesia: la sindrome indiana contagia anche Giacarta

Sindrome indiana. La City di Giacarta
A Giacarta si parla già di sindrome indiana. Perché gli ingredienti della crisi che sta attraversando sono in buona parte gli stessi che affliggono New Delhi. Nel giro di un mese la rupiah indonesiana ha perso il 4% sul dollaro. Il calo dall'inizio dell'anno è di circa il 10% e lascia la moneta ai minimi dal 2009, nonostante i tentativi di difesa messi in atto dalla banca centrale, che però, dopo aver già alzato i tassi d'interesse di 75 punti base negli ultimi due mesi, guarda ora con cautela a una nuova stretta, per non deprimere una crescita già rallentata. Un atteggiamento che ha parzialmente deluso investitori già propensi a ridimensionare la propria posizione nel Paese. E in molti credono che alla fine la banca centrale dovrà rassegnarsi e agire ancora sul costo del denaro, anche perché l'inflazione a luglio è stata fotografata all'8,6%, ai massimi da quattro anni e mezzo. E poi perché gli interventi sul mercato per sostenere il cambio sono già costati 12,5 miliardi di dollari tra giugno e luglio e hanno fatto scendere le riserve valutarie a 92 miliardi di dollari. Ad agosto del 2011, il tesoro custodito nella cassaforte della banca centrale indonesiana ammontava a circa 123 miliardi di dollari: in due anni è sceso di un quarto. La fuga di capitali si fa sentire sulla Borsa che ha a sua volta lasciato sul terreno l'11,6% in un mese. Dal picco del 21 maggio, il calo è addirittura del 20%. Ieri la seduta si è chiusa con una flessione del 3,2%, ma durante le contrattazioni il calo era arrivato al 5,8%: a contenere le perdite sembra siano intervenute istituzioni legate allo Stato. Altra analogia con l'India, il deficit commerciale che nel secondo trimestre è salito al 4,4% del Pil, quasi raddoppiato dal 2,6% del primo. Insomma, c'è una situazione di rischio Paese in deterioramento, come registrano i rendimenti sui titoli di Stato a 10 anni, saliti verso quota 8,5%, mentre i credit default swaps sul debito a cinque anni viaggiano ormai attorno ai 280 punti base.
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