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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2013 alle ore 06:46.

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ROMA - Una moratoria per tutto il 2013 sulle "abitazioni principali", compresa la rata di dicembre, magari alzando a quota 30 per cento l'asticella della platea degli immobili di lusso non esenti. Con l'immediata restituzione della piena autonomia ai Comuni sull'imposizione sulla casa. E il ricorso, a partire dall'inizio del prossimo anno, a una nuova service tax di tipo federalista, con due componenti parallele ma distinte: una di "proprietà" con peso più marcato rispetto ai livelli attuali sulle seconde e terze case, a cominciare da quelle sfitte; l'altra tarata sui servizi, in cui sarà inglobata la Tares. Che potrebbe essere calcolata anche sulla base del valore dell'immobile e del tipo di quartiere in cui quest'ultimo è collocato.

È lungo queste coordinate che si snoderebbe la rotta che porta al compromesso (non ancora del tutto definito) tra Pd e Pdl sulla riforma dell'Imu. Una sorta di scambio. Con il Pd che imporrebbe la service tax e il Pdl che la spunterebbe sulla cancellazione totale (o quasi) del pagamento di entrambe le rate 2013. A confermare che è molto vicino il perfezionamento dell'intesa – abbozzata per grandi linee nel lungo faccia a faccia di mercoledì sera tra il premier Enrico Letta e il vicepremier, Angelino Alfano – è da Rimini il ministro Graziano Delrio: «Stiamo arrivando a un compromesso interessante, mettendo assieme la Tares più l'Imu per una service tax che si paga in tutto il Paese». L'operazione sarebbe realizzata in due tempi: col Dl da varare il 28 o 29 agosto scatterebbe la moratoria per le due rate del 2013 (di fatto la cancellazione dei pagamenti), sarebbe restituita la totale autonomia ai Comuni e verrebbe introdotta dal 2014 la service tax; il funzionamento di quest'ultima sarebbe poi definito con la legge di stabilità.

Ma la partita non è ancora chiusa. Anche perché è tutt'altro che superato lo scoglio principale: quello delle coperture. Con un miliardo e mezzo che "balla" tra la proposta del Pd di cancellare solo in parte la rata di dicembre e la richiesta Pdl di intervento strutturale fin da quest'anno (azzeramento totale), ribadita ieri seppure con toni concilianti dal capogruppo alla Camera, Renato Brunetta. Lo stesso Silvio Berlusconi ha ripetuto che «l'abolizione dell'Imu su prima casa e agricoltura è un primo passo decisivo per uno choc economico positivo».

Proprio la questione coperture è stata al centro del colloquio a palazzo Chigi tra Letta e il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, in cui sono stati affrontati i dossier Imu e Iva. Dossier dei quali prima il premier e poi il ministro avrebbero anche parlato, in due distinti incontri, anche al Capo dello Stato. Per Saccomanni la coperta resta corta. Ieri a via XX Settembre i tecnici hanno febbrilmente lavorato per individuare un'impalcatura contabile sostenibile ma la quadratura del cerchio non è stata ancora trovata.

La necessità di far salire la copertura della riforma dell'Imu fino a quota 4 miliardi non dovrebbe consentire al Consiglio dei ministri del 28 o 29 agosto di dare l'ok anche al prolungamento a fine anno della sterilizzazione dell'aumento Iva, su cui è stato comunque già raggiunto l'accordo tra Pd e Pdl. Qui il via libera dovrebbe slittare a settembre. Il disco verde sarà invece immediato per il rifinanziamento della Cig in deroga (5-600 milioni per il 2013 più successivamente altrettanti per il 2014 con la legge di stabilità), che è destinato a confluire nel decreto sulla riforma dell'Imu.

Per realizzare una moratoria totale del 2013 per le abitazioni principali, azzerando oltre alla rata di giugno anche quella di dicembre che rimarrebbe in carico solo ai proprietari di immobili di lusso (ville e castelli), servono 4,4 miliardi (2,4 per compensare il primo versamento e 2 per il secondo). Che scenderebbero a 3-3,4 miliardi nel caso in cui il Pdl accettasse di estendere la platea delle abitazioni più pregiate da non esentare, facendo leva sul parametro della grandezza dell'immobile (sopra i 170 o i 150 metri quadri).

A confermare che si sta ancora decidendo sulle coperture è sempre Delrio prima da SkyTg24 e poi da Rimini: «Le alternative sono di non farla pagare a nessuno o di esentare il 70% di italiani meno abbienti. Io sono per farla pagare al 30% di cittadini più facoltosi, il Paese non può buttare via un miliardo e mezzo con le emergenze che ci sono come Cig e gli esodati». Per Delrio sulla service tax, che «sarà equa, servirà un ulteriore approfondimento nella legge di stabilità». Un appello per la riforma federalista dell'Imu in chiave service tax arriva da 10 assessori al bilancio di alcuni Comuni capoluogo (tra cui Firenze, Bologna, Genova e Palermo) a patto che venga garantita l'autonomia ai municipi.
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