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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2013 alle ore 08:28.
Il ventaglio delle soluzioni offerte dai tavoli tecnici per togliere l'Imu dalle abitazioni principali (si veda l'articolo qui sopra) è sempre più variegato. Ma la sostanza è che se il denaro esce da una parte deve rientrare dall'altra. In ogni caso la rimodulazione dell'Imu o della futura imposizione legata alla parte immobiliare della service tax sarà sempre basata sui valori imponibili che derivano dalle rendite catastali, con tute le assurdità e sperequazioni che ne deriveranno.
Tuttavia la soluzione per ora considerata più concreta dall'Economia, e illustrata sul Sole 24 Ore di ieri, è quella di un aumento progressivo della detrazione (attualmente ferma a 200 euro ad abitazione più 50 per ogni figlio convivente) sino a un tetto massimo di 618 euro. In questo modo l'impianto dell'Imu resterebbe, e la percentuale degli esentati andrebbe dal 68% all'88 per cento, mentre attualmente è del 25 per cento.
La detrazione progressiva si articolerebbe così: esenzione per il 68% delle prime case con detrazione prima casa fino a 437 euro per immobili con rendita catastale fino a 650 euro (perdita di 1 miliardo); detrazione fino a 508 euro per immobili con rendita catastale fino a 756 euro, gli immobili esentati passano dal 25% al 76% e l'impatto sul gettito è di 1,5 miliardi; detrazione sino a 618 euro per immobili con rendita catastale fino a 920 euro, gli immobili esentati dall'imposta passano dal 25% all'83% e l'impatto sul gettito è di 2 miliardi; l'ultima ipotesi è una variante della precedente: la detrazione sino a 618 euro è estesa agli immobili con rendita oltre 920 euro, gli immobili esentati passano dal 25% all'88% e il restante 12% comunque risulta agevolato, l'impatto sul gettito è di 2,2 miliardi.
In sostanza, se oggi, a Milano, chi possiede un appartamento medio di 100 metri quadrati (categoria catastale A/3) in periferia paga (al netto della detrazione di 200 euro) un'Imu di 185 euro, domani potrebbe scendere a zero già con il semplice incremento della detrazione a 437 euro. Mentre chi possiede un appartamento in semicentro, magari di categoria catastale superiore (A/2), non ce la farà ad azzerare l'imposta neppure con una detrazione innalzata a 618 euro.
Sulle altre ipotesi i conti sono meno precisi: con l'intervento che restringe la tassazione sull'abitazione principale ai soli immobili classificati in Catasto come A/8 e A/1 (ville e case signorili, lo 0,21% del totale) è evidente che il gettito mancante verrebbe preso da altre fonti, a cominciare da un incremento complessivo sulla parte immobiliare non prima casa. Mentre secondo un'altra ipotesi, la rimodulazione delle aliquote potrebbe spostare sulle seconde case sfitte il peso dell'abitazione principale. Un gioco pericoloso per il mercato immobiliare.
Minore importanza sembrano avere le altre idee che sono state lanciate in queste settimane. Sinora non si è parlato di agire sui moltiplicatori o di aggiornare le rendite catastali (cui attualmente è applicato un aggiornamento del 5% fisso). Mentre si è discusso di non far pagare l'imposta sino a una certa soglia: in questo modo le sperequazioni derivanti dalle detrazioni fisse si attenuerebbero.
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