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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2013 alle ore 08:23.

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ROMA
Tasse certe e senza sorprese, corsie veloci per conquistare autorizzazioni e concessioni nel caso in cui il Comune di turno faccia perdere troppo tempo, incentivi per allearsi con il settore pubblico magari per valorizzare qualche gioiello del nostro patrimonio artistico. E poi: corporate bonds e cartolarizzazioni per convincere il capitale estero a dare ossigeno alle Pmi italiane in cerca di credito, incentivi per catturare venture capital e la sicurezza che le controversie commerciali avranno una corsia riservata nei tribunali per le imprese che dovranno essere potenziati. Infine ciliegina sulla torta: visti più semplici e veloci per chi vuole aprire una start up in Italia o venire da noi a investire o punta comunque ad assicurarsi talenti senza correre il rischio di vederseli respingere alla frontiera. Sono queste alcune delle misure contenute nel piano «Destinazione Italia» con il quale il Governo vuole convincere gli investitori esteri a guardare all'Italia come a un Paese dal quale non fuggire più a gambe levate per colpa dei soliti macigni della burocrazia o di un fisco a volte troppo ostile. Solo l'anno scorso su un flusso di 1.400 miliardi di investimenti in cerca del posto giusto dove fermarsi siamo riusciti ad attrarne una miseria: soltanto nove.
Il piano annunciato a metà luglio dal premier Letta sta prendendo corpo in questi giorni: l'obiettivo è pubblicarlo a inizio settembre per una consultazione pubblica per poi portarlo in consiglio dei ministri a ottobre per incassare l'endorsement di tutto il Governo. Un passaggio, questo, che precederà il varo delle misure che in buona parte - almeno quelle più urgenti - dovrebbero entrare a far parte di un decreto ad hoc chiamato appunto «Destinazione Italia». Le altre invece potrebbero essere assorbite in altri provvedimenti a cominciare dalla legge di stabilità. Questo pacchetto di misure a cui sta lavorando una mini-task force (Esteri, Sviluppo economico e Palazzo Chigi) è stato fortemente voluto dal ministro Bonino e rappresenta uno dei principali tasselli di quella che lo stesso numero uno della Farnesina ha ribattezzato come «diplomazia della crescita». E finora nella prima bozza ha raccolto gli input arrivati dagli altri ministeri e da alcuni incontri con addetti ai lavori che si occupano di investimenti.
I fronti su cui interverrà sono almeno quattro: fisco, credito, burocrazia e giustizia. Sul primo fronte si punta il dito contro quelle aree grigie dell'applicazione della normativa fiscale - tra tutte la fattispecie dell'abuso di diritto - su cui il piano chiede di intervenire a livello normativo in modo da garantire più certezze alle imprese estere che puntano a programmare degli investimenti e non vogliono trovarsi sorprese. Tra le misure allo studio anche quella di prevedere corsie ad hoc presso le Agenzie delle entrate per gli investitori esteri. È invece ancora un'ipotesi aperta, legata in parte alle coperture da trovare, quella di assicurare delle agevolazioni per attrarre gli investimenti. Mentre si sta lavorando a degli incentivi per convincere i venture capital a portare capitali freschi in Italia rispolverando lo strumento del “Fondo dei fondi” a cui potrà accedere in maniera agevolata, come accade nel modello israeliano, chi si allea con investitori esteri.
Si punta poi all'adozione di alcune semplificazioni contro burocrazia e colli di bottiglia. A cominciare dal taglio dei tempi troppo lunghi per ottenere autorizzazioni o concessioni per l'apertura a esempio di un nuovo stabilimento: oggi ci vogliono anche fino a 5 anni contro i 6 mesi di molti Paesi europei. Da qui l'idea di una “fast track” nel caso in cui gli enti locali si “dimentichino” della domanda, prevedendo un potere sostitutivo della presidenza del consiglio che darà direttamente l'autorizzazione. Tra le norme chirurgiche allo studio c'è anche quella della semplificazione sul cambio di destinazione d'uso che dovrebbe ridare slancio agli investimenti immobiliari dall'estero. Un capitolo a parte sarà poi quello relativo alla valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale: l'idea è quella di prevedere misure che incentivino il capitale privato a investire nel settore. Infine sul fronte della giustizia si sta studiando la possibilità di potenziare i tribunali delle imprese prevedendo sezioni specifiche per le controversie che coinvolgono imprese estere.
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