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Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2013 alle ore 11:40.

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John Kerry (Ap)John Kerry (Ap)

Washington sembra determinata a condurre un'azione militare contro Damasco anche senza attendere dagli esperti dell'Onu in Siria eventuali prove tangibili circa l'impiego su vasta scala di armi chimiche da parte del regime di Bashar Assad. Secondo il Washington Post, che cita autorevoli fonti riservate all'interno dell'amministrazione, per passare all'azione la Casa Bianca attende invece il completamento dei rapporti dell'intelligence sull'effettiva responsabilità degli uomini di Assad nell'attacco del 21 agosto nei sobborghi della capitale. Secondo indiscrezioni, tutte da confermare, i servizi segreti israeliani e statunitensi avrebbero intercettato le comunicazioni dei comandanti siriani che ordinavano l'impiego di aggressivi chimici.

Sul piano politico gli Stati Uniti hanno però già espresso accuse precise. Scrive il giornale che il punto non è tanto "se" ma "quando" l'amministrazione Obama prenderà provvedimenti giustificati, in assenza di una risoluzione dell'Onu, dall'uso di armi chimiche contro la popolazione "innegabile" e "imperdonabile" come lo ha definito ieri il segretario di Stato John Kerry - da parte del regime del presidente Bashar al Assad.
Il piano per un blitz sarebbe già stato approvato dal presidente e discusso in un lungo colloquio telefonico tra Barack Obama e il premier britannico David Cameron. L'ipotesi più accreditata è quella di un intervento di portata limitata, 48 ore di raids aerei e missilistici impiegando soprattutto missili da crociera Tomahawk imbarcati su quattro cacciatorpediniere statunitensi e un sottomarino nucleare britannico già in posizione nel Mediterraneo. Armi che vengono lanciate da centinaia di chilometri di distanza dal territorio siriano senza esporre le navi al fuoco siriano e soprattutto ai moderni missili antinave Yakhont recentemente forniti da Mosca in 80 esemplari e, a quanto pare, almeno in parte distrutti da un raid aereo israeliano.

Raids di precisione potrebbero venire affidati ai bombardieri "invisibili" B-2 Spirit, già impiegati due anni or sono in Libia. Velivoli sofisticati da un miliardo di dollari a esemplare (l'Usaf ne ha in servizio 21) che dovrebbero risultare non rilevabili dai radar nemici e vengono impiegati solitamente in missioni senza scalo dalla base in Missouri all'obiettivo e ritorno. I B-2 lancerebbero comunque missili dall'esterno dello spazio aereo siriano così come farebbero i jet Tornado britannici con i missili da crociera Storm Shadow, "veterani" dei conflitti in Iraq e Libia che dispongono di un raggio d'azione di oltre 500 chilometri. Ieri il Guardian ha riferito di un forte incremento delle attività nella base britannica di Akrotiiri, a Cipro, a meno di 200 chilometri dalle coste siriane.

Gli obiettivi dei raids sarebbero soprattutto i comandi militari, dell'intelligence, sedi governative e i reparti di fedelissimi della Guardia Repubblicana ma è da escludere un attacco contro i depositi di armi di distruzione di massa siriani per non rischiare di sprigionare gas letali. Un attacco limitato nella durata e negli obiettivi, dal valore fortemente simbolico, che difficilmente avrebbe ripercussioni sulla guerra civile ma che per questo potrebbe vedere anche una limitata reazione di Damasco e dei suoi sponsor russi e iraniani. In fondo Bashar Assad ha già subito senza reagire quattro incursioni aeree israeliane dirette a colpire armi destinate ai miliziani libanesi Hezbollah o ritenute pericolose per la sicurezza dello Stato ebraico.

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