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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2013 alle ore 15:09.

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Damasco si prepara alla guerra con kamikaze e minacce alla Giordania

Questa volta si fa sul serio e il rischio di attacchi militari viene considerato davvero imminente a Damasco dove il regime prepara le contromisure per farvi fronte sul piano militare e sul fronte interno. Gli slogan propagandistici per tranquillizzare la popolazione fedele a Bashar Assad e galvanizzare combattenti e militanti del Partito Baath sono simili a quelli utilizzati in passato da Saddam Hussein in Iraq e da Muammar Gheddafi in Libia ma anche dai vertici politici e militari iraniani di fronte alle minacce di interventi militari contro i siti nucleari.

La Siria ''si difenderà con ogni mezzo a sua disposizione'', anche con alcuni che ''sorprenderanno'' ha 'avvertito il ministro degli Esteri, Walid al Muallim che ha sfidato "a presentare all'opinione pubblica mondiale anche una sola prova del nostro uso di armi chimiche" dichiarando che l'aggressione alla Siria ''serve solo agli interessi di Israele e di al Qaeda".

"Se pensano di potere impedire in questo modo la vittoria delle nostre forze armate sui ribelli, si sbagliano'' ha aggiunto Muallim lanciando anche un monito alla Giordania a non lasciarsi coinvolgere in un'azione ostile. Amman è infatti sotto il tiro dei missili balistici a corto raggio e dei razzi pesanti siriani e potrebbe essere il primo bersaglio di una rappresaglia (contro questa minaccia Israele ha infatti già messo in allarme alcuni batterie antimissile e il sistema Iron Dome).

Il capo della diplomazia di Damasco ha fatto riferimento all'ingresso dal territorio del regno hashemita di miliziani jihadisti che si uniscono ai ribelli. "La Giordania non deve permettere che altri rovinino i rapporti amichevoli tra i due Paesi" - ha sottolineato Muallim tentando di incrinare la compattezza del fronte arabo-occidentale puntando sul Paese più esposto (insieme al Libano) alle rappresaglie di Damasco e alle conseguenze di un allargamento del conflitto. Ad Amman inoltre dovrebbe essere in corso da ieri la riunione dei capi di stato maggiore di una decina di Paesi occidentali e arabi, annunciata dal governo giordano nei giorni scorsi e sulla quale è stato poi posto il più rigido riserbo. Nel corso del summit il governo giordano ha dichiarato che non farà da "rampa di lancio" per un intervento militare nella vicina Siria ma nel Paese sono presenti un migliaio di soldati statunitensi con cacciabombardieri F-16 e batterie antimissile Patriot.
I vertici militari siriani sono consapevoli di non poter fermare un attacco missilistico lanciato a grande distanza da jet e navi anglo-americane che si terranno presumibilmente lontani dal raggio d'azione dei missili antiaerei e antinave siriani.

Le poche possibilità di rispondere con efficacia ai raids sono riposte nell'aiuto russo e iraniano e nella capacità di effettuare attacchi di rappresaglia verso i paesi vicini, opzione che però comporterebbe ulteriori ritorsioni e un'escalation del conflitto.
In un attacco che si preannuncia limitato nell'intensità e nella durata le forze siriane puntano soprattutto a limitare i danni disperdendo sul territorio (e in ampi bunker sotterranei) mezzi, armi e comandi con l'obiettivo di ridurre le perdite e sfuggire alla sorveglianza di satelliti e dei droni statunitensi. Verranno probabilmente spenti molti radar per impedirne la localizzazione e parte delle centinaia di batterie missilistiche della difesa aerea verranno occultate per farle sopravvivere agli attacchi così come è probabile che alcuni equipaggiamenti vengano trasferiti vicino a obiettivi civili per scoraggiare attacchi che rischierebbero così di mietere vittime tra la popolazione. A questo proposito gli insorti dell'Esercito siriano libero hanno esortato i civili ad allontanarsi dai possibili obiettivi dei raids.

I ribelli hanno riferito anche di insoliti movimenti di camion e altri mezzi da sedi chiave dei servizi di sicurezza e dell'esercito definita "un'evacuazione di alcuni edifici a Damasco". Le fonti, interpellate via Skype dall'Ansa, affermano che "numerosi impiegati delle agenzie d'intelligence sono stati trasportati in altre sedi segrete nella periferia occidentale" della capitale. Le fonti aggiungono che "diversi mezzi militari hanno lasciato nelle ultime ore la sede della Quarta divisione dell'esercito", l'unità d'élite della Guardia Repubblicana che difende la capitale e che avrebbe spostato il suo quartier generale nella zona sud-orientale di Mezze. Si tratta di informazioni che non possono essere verificate ma non c'è dubbio che la guerra del gatto col topo è in pieno svolgimento. Anche Bashar Assad e gli uomini chiave del regime utilizzeranno bunker e rifugi segreti realizzati già da molti anni nell'eventualità di un conflitto su vasta scala con Israele.

Spazio alla propaganda anche sul fronte militare con il giornale on line Syriasteps, considerato vicino all'intelligence di Damasco, che rende nota la lettera di una decina di piloti dell'aeronautica pronti a costituire un corpo di "volontari suicidi", nello stile dei kamikaze giapponesi durante la Seconda guerra mondiale, disposti a lanciarsi con i loro jet Mig e Sukhoi contro obiettivi nemici. "Noi, soldati di questa Nazione, che si sacrificano con l'anima e il sangue per la sua dignità' e il suo orgoglio, siamo pronti a condurre operazioni suicide contro forze ostili ovunque si trovino, in mare, in aria o sulla terra", recita la lettera dei piloti del reparto suicida che avrebbe assunto il nome di "Squadriglia aerea delle aquile martiri".

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