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Questo articolo è stato pubblicato il 29 agosto 2013 alle ore 17:40.

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Siria, le (scarse) armi di Assad per difendersi e contrattaccare - Slitta il blitz, Obama: «Non vogliamo un altro Iraq»

Quello in atto contro gli Stati Uniti e i suoi alleati «è uno scontro storico dal quale usciremo vittoriosi» ha assicurato il presidente siriano Bashar Assad a una delegazione di politici yemeniti in visita a Damasco, citato dal quotidiano libanese Al-Akhbar. «Fin dall'inizio della crisi, abbiamo atteso che il nemico si rivelasse. So che il vostro morale è buono e che siete pronti ad affrontare qualsiasi attacco e a salvare la patria», ha detto il presidente rivolgendosi al popolo, secondo quanto riferito al giornale da fonti del regime. Alla tv di Stato, Assad ha annunciato che la Siria «è determinata a spazzare via il terrorismo sostenuto da Israele e dall'Occidente».

Toni bellicosi e propagandistici che ostentano sicurezza, ma cercano di mostrare che «la situazione è sotto controllo» come ha riferito alla France presse un imprenditore vicino all'élite di governo. «Al palazzo presidenziale regna la calma e tutto procede come al solito. Non c'è alcun segnale di nervosismo e il presidente va avanti con le sue attività e riceve i consiglieri; non si vede nessuna traccia di stanchezza o stress. Lo stesso vale per il quartier generale dell'esercito. Combatteranno fino alla fine». Una persona che incontra regolarmente Assad e la moglie Asma sostiene che la loro vita è quasi normale. «L'unico cambiamento nelle ultime settimane è che non sempre dormono nello stesso posto per evitare di diventare l'obiettivo dei bombardamenti».

Le forze siriane non hanno molte carte da giocare per opporre resistenza agli attacchi missilistici che molti considerano imminenti. Per questo i reparti continuano a riposizionarsi lasciando comandi, basi e caserme per disperdersi sul territorio in modo da offrire meno bersagli ai missili anglo-americani. Secondo l'Osservatorio siriano dei diritti umani, organismo vicino ai ribelli, «decine di sedi del comando militare e dei comandi di brigata sono state evacuate per ridispiegarsi altrove. Questi cambi di posizione hanno luogo a Damasco, a Homs e Hama, sulla costa mediterranea, a Sueida e a Deraa al sud».

Ieri l'ambasciatore siriano all'Onu Bashar Jaafari aveva ammesso che «ormai siamo in uno stato di guerra e ci stiamo preparando al peggio». Damasco può cercare di contrastare i raid schierando le batterie di missili antiaerei. Un arsenale tra i più imponenti del Medio Oriente che sulla carta dispone di centinaia di missili di origine russa. Le armi più vecchie, come i missili SA 2/3, SA 5, SA-6 e SA-8 sono state a più riprese ammodernate con il supporto industriale di Mosca mentre negli ultimi anni si sono aggiunte batterie più moderne di missili Buk (SA-11), SA-19 ed SA-22 anch'esse gestite con l'aiuto di tecnici russi. Un arsenale che Damasco ha acquisito per difendersi dai raid dell'aeronautica israeliana che però è sempre riuscita, come hanno dimostrato anche le incursioni degli ultimi mesi, a penetrare lo spazio aereo di Damasco colpendo a loro piacimento.

Difficile sapere quante di queste armi siano state distrutte o catturate dagli insorti, mentre l'arma più efficace per tentare di abbattere i missili anglo-americani è il sistema di difesa aerea S-300 che i siriani hanno già acquistato ma che i russi, a quanto sembra, non hanno ancora consegnato. Incognite riguardano anche il numero di velivoli da combattimento ancora operativi nelle basi sotto il controllo governativo. Secondo alcune stime non più di 150 Mig 29, bombardieri Sukhoi 24 e decrepiti Mig -23 e Mig 21 che ben poco potrebbero fare in uno scontro aereo con i jet occidentali.

Neppure la Marina siriana, composta da 2 vecchie corvette e una trentina di motovedette lanciamissili, è in grado di opporsi alle flotte anglo-americane ma ha il suo punto di forza nei missili antinave cinesi C-802 e nei più moderni Yakhont 2 giunti recentemente da Mosca (e già oggetto di un raid aereo israeliano) che hanno un raggio d'azione di 300 chilometri.

Due navi russe in aiuto alla Siria
A dar man forte sul mare ai siriani sono in arrivo due navi russe. Fonti della Marina hanno riferito all'agenzia Interfax che il cacciatorpediniere antisommergibili Ammiraglio Pantaleyev e l'incrociatore lanciamissili Moskva verranno inviati nel Mediterraneo nei prossimi giorni perché «la situazione ci richiede di fare alcuni aggiustamenti». Il ministero della Difesa non ha al momento commentato ufficialmente la notizia ma in Siria, nel porto di Tartus, è attiva una grande base militare russa.

L'asso nella manica di Assad: i missili contro Israele, Turchia
In caso di attacco, il vero asso nella manica di Assad è costituito dalla capacità di effettuare una violenta rappresaglia contro Israele, Turchia e i Paesi arabi che rientrano nel raggio d'azione dei suoi missili balistici dotati di un raggio d'azione compreso tra i 150 e i 750 chilometri. Si tratta di decine di lanciatori per missili Scud prodotti in Siria anche nella versione nordcoreana D, Iskander russi oltre a Zelzal, Fateh e Shahab iraniani. Sono queste le armi di cui doversi preoccupare non solo perché sono in grado di allargare il conflitto oltre i confini siriani ma perché molti di questi missili possono imbarcare testate chimiche. Un robusto arsenale chimico e balistico messo a punto come arma strategica per bilanciare l'arsenale nucleare israeliano.

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