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Questo articolo è stato pubblicato il 29 agosto 2013 alle ore 17:21.

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(Corbis)(Corbis)

Lo stress,«poco entusiasmo», lacune nella grammatica inglese. Gli indiziati sono tanti. Sta di fatto che 25mila aspiranti matricole su 25mila hanno fallito il test di ammissione alla University of Liberia, uno dei (due) atenei pubblici dello stato centrafricano. Un record al rovescio che fa ammontare a zero le iscrizioni al primo anno. E innesca il dibattito sull'istruzione «da ricostruire», in un paese che sconta 14 anni di guerra civile e si regge su un'economia tra le più fragili al mondo.

Circa 17mila studenti, fondata nel 1863 come college e passata nel 1951 al grado di ateneo, laUniversity of Liberia è l'eccellenza statale di Mongrovia. I sei college che le fanno capo si spartiscono con la Tubman University della contea di Maryland la fetta (ridotta) di giovanissimi che possono permettersi studi oltre le scuole dell'obbligo. Il sistema scolastico liberiano, per ammissione del presidente e premio Nobel per la Pace Ellen Johnson Sirleaf, è a tutt'oggi in «stato di confusione». I reporter internazionali che bazzicano per la capitale, la Mongrovia che ha dato i natali del campione rossonero George Weah, segnalano il deficit cronico di materiale e qualifiche degli insegnanti.

Certo, però, che 25mila bocciature su 25mila candidati è un risultato che non passa inosservato. Non era mai successo, alle prove di ingresso per le tre facoltà dell'ateneo, che tutti gli studenti registrati con la tassa di 25 dollari liberiani (grosso modo 12 euro) non corrispondessero ai parametri di idoneità. I neodiplomati parlano di «sogni infranti» e si appellano alla povertà del background di formazione. Li difende il Ministro dell'istruzione locale, Etmonia David-Tarpeh. Che definisce «un omicidio di massa» la bocciatura collettiva dei ragazzi. «So che nelle scuole ci sono molte debolezze - ha dichiarato ai reporter della Bbc-. Ma se un intero gruppo di persone affronta un esame e lo falliscono tutti, be', ho i miei dubbi».

«Dubbi» che non sfiorano neppure i docenti della University of Liberia. Chi ha curato le selezioni difende il semaforo rosso all'immatricolazione. Con tanto di affondo, polemico, sui richiami al passato tragico del paese come excamotage per rinviare una riforma del sistema: «Non sapevano nulla dell'inglese, delle meccaniche del linguaggio - fa sapere un portavoce dell'università -. Quindi il governo deve fare qualcosa. La guerra è finita 10 anni fa. Dobbiamo lasciarla alle spalle e fare qualcosa».

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