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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2013 alle ore 18:50.

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Una laurea per aspiranti disc jockey? Pasquale Di Molfetta, per tutti Linus, è scettico. E non poco: «Se non hai creatività, se non hai estro, se non hai quel pizzico di follia... Resti dove sei». La storica voce di Radio Deejay, dal 2007 responsabile del settore radiofonico del Gruppo Espresso, non crede alla formazione accademica di un'arte che si «tramanda fisicamente» da vecchie glorie a nuovi adepti. E dà qualche imbeccata a chi sogna una carriera in consolle.

«Le stesse università sono diventate delle aziende che hanno bisogno di vendere prodotti. Ogni prodotto è finalzzato all'esito economico, e anche questo lo è. Sul fatto che questo tipo di professione si possa insegnare... Be', è improbabile» spiega il conduttore. Linus ha acceso il microfono quasi quarant'anni fa. Una trafila tra emittenti dell'hinterland milanese prima di sbarcare nella neonata Radio Deejay. Da lì, tutto in ascesa. «L'origine stessa di questo genere di professionisti, dei personaggi che emergono, ti fa capire che devi essere un po' naif. Crederci e andare oltre» racconta. Lezioni sui banchi di "musica creativa" o promozione di sé? «Vanno bene per i primi passi. Ma poi è la pratica che fa la differenza. Seguire qualcuno che iniziato prima di te e crearsi la propria identità. L'identità non si crea a tavolino».

Certo, gli exploit fulminei di (ex) sconosciuti sono suggestivi. La discografia soffre, i giovani sono spiazzati dalla disoccupazione e un certo Calvin Harris incassa quasi 50 milioni di dollari in un anno. Se la prospettiva è quella, tentar... «Sì, ma ricordiamo Gianni Morandi? Uno su mille ce la fa - ride -. David Guetta è uno che si è costruito mattone per mattone, insieme a sua moglie. Avicci (il produttore discografico che ha fatto il colpo commerciale con il singolo "Levels", ndr) ha 23 anni, e guarda dov'è. Oppure Skrillex... E' vero, gli esempi sono tanti. Ma quelli che non hanno fatto il salto sono tantissimi. Fa la differenza l'identità che ti crei. E che hai»

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