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Questo articolo è stato pubblicato il 03 settembre 2013 alle ore 16:50.

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La Siria «non é l'Iraq, non é l'Afghanistan»: lo ha sottolineato il presidente americano Barack Obama, nel corso di un incontro alla Casa Bianca con i leader del Congresso. «Quello che stiamo immaginando é qualcosa di limitato, proporzionato. Ridurrà la capacità di Assad» di utilizzare armi chimiche, ha spiegato Obama, chiedendo un voto rapido del Campidoglio su un possibile intervento contro il regime di Damasco.

L'incontro tra il presidente degli Stati Uniti e i membri del Congresso, che si svolge nella Cabinet Room della Casa Bianca, è dedicato alla Siria. Barack Obama ha dichiarato che questo tipo di consultazioni rafforzerà la posizione di Washington, dove l'amministrazione è convinta che il regime del presidente siriano Bashar al-Assad abbia usato «in modo indiscriminato» armi chimiche contro civili lo scorso 21 agosto alle porte di Damasco.

Ciò pone a rischio «la sicurezza» non solo degli Stati Uniti ma anche dell'intera Regione. Secondo Obama, un intervento militare contro la Siria permetterebbe agli Stati Uniti di «degradare» la capacità di Assad di ricorrere nuovamente a quel tipo di armi. «Invia inoltre un messaggio» al regime, accusato di avere violato leggi internazionali in materia di armi, e a Paesi che intendano seguire le orme di Damasco. Ancora una volta il presidente americano ha ribadito che nessun soldato verrà inviato sul territorio siriano. Quello che ha in mente è un'azione «limitata» e «proporzionata».

Il presidente americano si é anche detto fiducioso che il Congresso voterà a favore di un intervento militare contro il regime di Damasco. «Sono convinto che dovremmo attaccare, ma credo che saremo più forti se agiamo assieme, uniti come nazione», ha ribadito chiedendo un voto in tempi rapidi.

Boehner (congresso Usa): necessario rispondere ad attacco armi chimiche
«È necessario rispondere all'attacco con armi chimiche in Siria: solo gli Stati Uniti hanno la capacita di fermare Assad". Lo ha detto lo Speaker repubblicano, John Boehner, andando di fatto incontro alla richiesta di via libera in tempi brevi appena avanzata da Obama al Congresso.

L'ostacolo maggiore, il sì della Camera a maggioranza repubblicana, si può dare quindi per acquisito dopo l'ok in rapida successione del presidente della House of Representatives, il repubblicano John Boehner, quello della maggioranza, il collega di partito Eric Cantor, e il meno a rischio, quello del capo della minoranza, la democratica Nancy Pelosi.

Vaticano: «Ci si fermi prima che sia troppo tardi»
Intanto oggi si registra l'ennesima presa di posizione antiinterventista del Vaticano. «Di fronte alla corsa alle armi, che ha ulteriormente inasprito l'estenuante conflitto, e alla concreta possibilità di un ulteriore intervento armato entro il confine siriano, il Papa ha sentito tutta l'urgenza di chiedere che ci si fermi, prima che sia troppo tardi». Lo ha detto il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, in un'intervista a L'Osservatore Romano, sottolineando che é «prevedibile, infatti, la malaugurata conseguenza di un coinvolgimento di altri Paesi nel conflitto con irreparabili sviluppi».

Hollande: «la Francia non agirà da sola»
Di fronte alle «prove» di un «massacro chimico» la comunità internazionale ha la responsabilità di intervenire, ha affermato invece il presidente francese, Francois Hollande, da Parigi, nel corso di una conferenza stampa con il presidente tedesco, Joachim Gauck.

«Quando avviene un massacro chimico - ha detto Hollande - quando il mondo ne é informato, quando le prove sono fornite ed i responsabili noti, allora ci deve essere una risposta». Allo stesso tempo, Hollande e Gauck hanno auspicato che sulla Siria «si possa raggiungere una soluzione politica». Hollande ha anche chiarito che «la Francia non agirà da sola», riferendosi all'ipotesi in cui il Congresso Usa decidesse di non votare a favore dell'intervento militare.

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