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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2013 alle ore 08:28.
San Pietroburgo - La riduzione del cuneo fiscale, che il Governo considera «essenziale» per rilanciare l'occupazione, è uno degli impegni presi dal Governo con il G-20 nel "Piano d'azione di San Pietroburgo", approvato ieri dal vertice. Il presidente del Consiglio Enrico Letta ha detto di considerarla «la misura principale» per aiutare la creazione di posti di lavoro e che il Governo ci lavorerà nei prossimi mesi nel dialogo con le parti sociali, dando seguito anche al documento congiunto di Confindustria e sindacati.
«Il rischio più grosso è quello di una ripresa senza occupazione», ha dichiarato Letta, sostenendo che, attraverso la riduzione del cuneo fiscale, «bisogna rendere il lavoro più conveniente, in particolare quello a tempo intederminato. Lo abbiamo già fatto per i giovani». Il presidente del Consiglio ha precisato di aver esposto le stesse convinzioni nell'incontro con gli altri capi di Stato e di Governo. La lotta alla disoccupazione giovanile in particolare, secondo Letta, è una priorità di tutto il G-20.
In materia di occupazione, l'Italia si è impegnata anche, secondo il Piano di San Pietroburgo, a rafforzare le istituzioni del mercato del lavoro e mettere in atto le garanzie per i giovani riformando il collocamento e politiche attive per l'occupazione.
Le istituzioni internazionali, come l'Ocse e il Fondo monetario, hanno in più occasioni sollecitato l'Italia ad abbattere il cuneo fiscale. Il vicesegretario generale dell'Ocse, Pier Carlo Padoan, in un colloquio con il Sole-24 Ore ai margini del vertice, ha spiegato che si tratta della misura fiscale con il maggior effetto sull'occupazione. Le stesse istituzioni sostengono da tempo che il peso della tassazione vada spostato dal lavoro agli immobili, mentre con l'abolizione dell'Imu l'Italia è andata nella direzione opposta.
Le altre misure cui l'Italia si è impegnata nel Piano di azione abbracciano diverse aree. Nel capitolo rafforzamento della ripresa, l'aumento di liquidità per le imprese, soprattutto piccole e medie, attraverso l'estensione dei fondi di garanzia, gli incentivi agli investimenti di capitale e l'apertura del mercato obbligazionario alle società non quotate entro i prossimi 12 mesi, oltre al pagamento di tutti i debiti arretrati della pubblica amministrazione entro la fine del 2014. Nel capitolo delle riforme strutturali, il miglioramento delle condizioni per fare impresa e il lancio entro l'anno del programma "Destinazione Italia" per attrarre investimenti. Questo comprende, ha precisato Letta, dismissioni del patrimonio pubblico. Per migliorare la produttività e la competività, l'Italia si è impegnata nel Piano alla semplificazione burocratica, al miglioramento dell'efficienza della giustizia civile e amministrativa e alle liberalizzazioni.
Si tratta di impegni che il Governo aveva già indicato, ha aggiunto il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, coerenti con gli sforzi coordinati a livello di G-20 e la cui attuazione verrà monitorata, come per gli impegni presi dagli altri Paesi, da parte del G-20 stesso.
Letta si è detto soddisfatto dei risultati del vertice sulle questioni economiche e finanziarie e del riconoscimento dei progressi dell'Italia. «Non siamo più dietro la lavagna - ha detto il presidente del Consiglio - Negli altri G-20 ci venivano assegnati i compiti a casa perché eravamo stati malandrini. Ora i compiti li abbiamo fatti, non prendiamo più bacchettate sulle dita. Ma c'è bisogno che, dopo di questi, si veda la terra promessa, non ulteriori compiti e sacrifici».
Il presidente del Consiglio ha ribadito che gli sforzi sulla crescita non avverranno a scapito dei conti pubblici. «Manterremo l'impegno al risanamento fiscale, al deficit sotto il 3% e a non fare più debiti». Il Piano ricorda che l'Italia, insieme a Canada, Francia, Corea e Spagna, è uno dei Paesi del G-20 che hanno indicato un obiettivo specifico per ridurre il debito pubblico, come percentuale del prodotto interno lordo, oltre il 2016.
Ancora una volta Letta ha evitato di fare commenti sull'incertezza sulla durata del Governo, affermando che nel G-20 «c'è voglia di un'Italia che sia un partner stabile, politicamente ed economicamente, e non avvitata su se stessa».