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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2013 alle ore 13:29.
I dati presentati stamattina a Cernobbio non lasciano dubbi: la Polonia è uno dei pochi paradisi d'Europa. Dal 2008 al 2012 ha visto crescere l'occupazione dell'8% (primato continentale), è super competitiva grazie a un costo medio del lavoro pari a 7,3 euro per ora (altro primato), ha un equilibrato rapporto tra consumi interni ed export, ma soprattutto è stata, insieme alla Slovacchia, l'economia a crescere di più negli ultimi dieci anni (la media annua è del 4,27%).
Non a caso, la Polonia - insieme all'Austria - oggi a Cernobbio è stata al centro di una ricerca presentata dall'Ambrosetti e dedicata ai paesi best performer in Europa. Durerà? Si spera. Ma da qualche giorno c'è da qualche dubbio in più, arrivato fino a Villa d'Este: da quando, cioè, il governo del premier Donald Tusk, fino a ieri considerato business friendly, ha deciso di nazionalizzare i fondi pensioni, o meglio di trasferire nelle casse dello Stato le obbligazioni detenute dai fondi coperti da garanzia pubblica, in particolare obbligazioni sovrane, per un ammontare superiore ai 40 miliardi di euro.
Un'operazione che consente a Varsavia di ridurre in un colpo solo il debito pubblico di otto punti percentuali dall'attuale 52,7% del Pil nazionale, scendendo così sotto la soglia del 50%. Ma soprattutto una prova di forza, del tutto inattesa. Che tiene banco anche a Cernobbio, arrivando a sommarsi alle già numerose preoccupazioni per l'Italia, l'Europa, la Siria: e se la Polonia, da paradiso, si trasformasse in un inferno?
«Sono matti», scherza un banchiere durante una pausa del workshop. Anche perché, racconta un altro, nei mesi scorsi proprio il governo polacco aveva sondato l'umore degli operatori al riguardo di un'eventuale nazionalizzazione: dai fondi era arrivata (ovviamente) una bocciatura senza se e senza ma, ma l'esecutivo ha tirato dritto. «Certo, hanno compiuto una scelta utile per il mercato che progressivamente il mercato dovrebbe assorbire», ma intanto la Borsa ha pagato un prezzo altissimo e la reazione di molti operatori, in settimana è stata la stessa: alleggerire l'esposizione sul Paese. Nel timore, evidentemente, che non si tratti di un gesto isolato.
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