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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2013 alle ore 07:22.

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Serena Williams (Ap)Serena Williams (Ap)

Il 30 agosto 1999 una Serena Williams non ancora 18enne sollevava il primo trofeo di uno Slam, sconfiggendo Martina Hingis nella finale degli Us Open. Quattordici anni dopo, su questo stesso campo, è ancora lei la più forte di tutte. La più giovane delle Sisters porta, così, a 17 i major conquistati in una carriera infinita. Come Federer, per intenderci, e soltanto uno in meno di Evert e Navratilova. Record che, a questo punto, l'americana potrebbe eguagliare e, perfino, superare.

Intramontabile campionessa, Serena gioca, infatti, come se il tempo per lei si fosse fermato. Di nuovo regina di Parigi a 11 anni di distanza dal primo trionfo, quest'anno a New York è arrivata al match conclusivo perdendo solamente 16 game in due settimane. Non contenta, ha chiuso vincendo la finale più lunga della storia del torneo (2 ore e 45 minuti) e trovando le energie per lasciare un solo game, nel set decisivo, ad un'avversaria di ben 8 anni più giovane.

Il match con Victoria Azarenka era la conclusione che tutti, pubblico e organizzatori, auspicavano. La bielorussa infatti, pur indietro per 12 a 3 nei precedenti, aveva sconfitto due volte Serena nel 2013 (a Doha e a Cincinnati), in entrambi i casi proprio sul cemento. Inoltre, era ancora vivo il ricordo della battaglia all'ultimo sangue ingaggiata, 12 mesi fa, dalla numero due del mondo con la campionessa in carica. Per tutti questi motivi, Vika era giustamente ritenuta l'unica tennista in grado di opporsi allo strapotere della Williams.

E Victoria non ha, certo, tradito le aspettative. Subito sotto di un break, ha immediatamente restituito il favore alla rivale, proseguendo in parità per i primi 8 game mentre il vento spazzava l'Arthur Ashe Stadium. Stizzita per le raffiche che non le permettevano di esprimersi al meglio, l'americana si è trovata in svantaggio per 5/4, con l'avversaria a due punti dal set. Allora, dimenticandosi le folate che le sollevavano il gonnellino rosa fino all'ombelico e, soprattutto, che spostavano la traiettoria delle sue saette, ha incominciato a giocare "alla Williams", mettendo a segno un pesantissimo parziale di 5 giochi a zero. Chiusa la prima frazione per 6/4 e avanti 2/0 nella seconda, Serena pareva avere, ormai, il completo controllo del match. Tanto che, grazie anche a due doppi falli consecutivi della bielorussa, arrivava a condurre per 4/1 nel secondo set.

Proprio quando l'incontro sembrava chiuso, però, la statunitense perdeva improvvisamente il filo e, con un lungo passaggio a vuoto, dava la possibilità all'Azarenka di rientrare in partita. Vika che, come ha dimostrato in molte occasioni, è una straordinaria lottatrice, non si faceva pregare e iniziava una spettacolare rimonta. Alla Williams non bastava servire per il match per ben due volte, sul 5/4 e sul 6/5. La bielorussa, ormai, non voleva saperne di arrendersi e, trascinata la rivale al tie-break, si batteva come una leonessa finendo per vincerlo con il punteggio di 8/6.

A quel punto, per Serena, tutto sembrava perduto. Aveva gettato via una vittoria già nelle sue mani, sprecando una marea di occasioni, mentre la sua rivale aveva appena siglato una meravigliosa rimonta. Una situazione difficilissima sul piano psicologico che non poteva essere tanto più rosea su quello fisico. La numero uno del mondo stava, infatti, affrontando una giocatrice più giovane ed in grande forma che, in teoria, non poteva non essere avvantaggiata dal protrarsi del match ben oltre le due ore di gioco.

Invece, contro ogni logica, nella frazione decisiva era ancora una volta la Williams a salire in cattedra, saltellando come una ragazzina. Sbarazzatasi del ricordo del set appena perso come se nulla fosse accaduto, conquistava il primo break, portandosi sul 3/1. Anzi, in quell'occasione, era proprio la Azarenka a commettere un doppio fallo sul break-point, dimostrando di sentire maggiormente la pressione rispetto a lei.
L'ultimo set, quindi, si trasformava in un vero e proprio assolo di Serena che, con un'altra terribile ( e questa volta definitiva) striscia di 5 game consecutivi, chiudeva la partita per 7/5, 6/7, 6/1.

La Williams conquista, così, il suo quinto titolo newyorkese, come Steffi Graf e Margareth Smith Court. Quest'anno ha vinto la bellezza di 9 tornei, tra i quali due Slam, ed è tornata al successo perfino sulla terra rossa (portandosi a casa 4 trofei, tra i quali Roma e Parigi) dopo 11 anni di digiuno su questa superficie. Come dire che Serena invecchia come il buon vino e gioca, incredibile ma vero, addirittura meglio di quando era più giovane. La regina del tennis è ancora lei e la sensazione è che, fino a quando riuscirà ad esprimersi a questi livelli, la corona rimarrà ben piantata sulla sua testa…

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