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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2013 alle ore 13:03.

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L'Onu dà la pagella della felicità. Danimarca prima, Italia in caduta al 45° posto - La classifica

E' dalla storica risoluzione dell'Assemblea Generale del luglio 2011 che l'Onu esorta la politica a smettere di concentrarsi su risultati puramente economici e a tenere in maggior considerazione i fattori che determinano la percezione di benessere nelle popolazioni del pianeta. Lo afferma nuovamente il World Happiness Report 2013, ora pubblicato dall'ONU.

Condotto da una squadra di esperti di vari settori, chiamati a raccolta dalla Columbia University sotto la guida di John F. Helliwell, Lord Richard Layard e Jeffrey D. Sachs, lo studio di 156 pagine è il secondo finora realizzato su un corpus di oltre 150 Paesi e intende fornire indicazioni su come orientare le scelte politiche per il periodo 2015-2030: "La felicità percepita ci può insegnare molto sulle misure da prendere per migliorare il benessere del pianeta e per assicurare uno sviluppo sostenibile", ha detto Jeffrey D. Sachs, direttore dell'Earth Institute della Columbia University, nonché consulente particolare del Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-Moon, "le politiche adottate nei vari Paesi devono allinearsi maggiormente con ciò che interessa e tocca di più la gente".

Il Rapporto premia tre Paesi solitamente ben piazzati in molti studi internazionali: la Danimarca (già prima lo scorso anno), la Norvegia e la Svizzera, seguiti al quarto posto dall'Olanda e al quinto dalla Svezia. Ma entrano nei primi dieci anche un notorio primo della classe – la Finlandia -, nonché il Canada e l'Austria.
Fra i parametri considerati dagli analisti, figurano il reddito pro capite, l'aspettativa di vita, la percezione di libertà nel compiere le proprie scelte, l'assenza di corruzione e la rete personale di sostegno sociale.

In Europa occidentale, sei stati hanno migliorato le loro posizioni, mentre quattro Paesi, ai quali il Rapporto dedica un'apposita tabella – Portogallo, Italia, Spagna, Grecia – "sono stati duramente colpiti" dai venti di crisi "con effetti che vanno ben al di là delle mere perdite economiche".Il Belpaese è così scivolato al 45° posto della classifica, tra Slovenia e Slovacchia, a fronte di Stati Uniti al 17°, Gran Bretagna al 22°, Francia al 25°, Germania al 26°."Nel complesso il mondo è diventato in pochino più felice nell'ultimo quinquennio – sostengono gli estensori del Rapporto – in particolare nell'America Latina e nell'Africa Subsahariana".

E spiegano il perché dell'importanza politica della felicità: "Vi sono ampie prove che popolazioni più serene, che hanno vite più appaganti, e che vivono in comunità più soddisfatte hanno maggiori possibilità di avere una salute migliore, e di essere più produttivi e connessi socialmente. Il vantaggio che ne deriva beneficia tutti".
A fronte di una diminuzione del livello totale di felicità rispetto al periodo 2005-2007, il nuovo rapporto evidenzia come l'Italia abbia ancora buoni – benché diminuiti - livelli per quanto riguarda la possibilità di ricevere dalla propria rete sociale aiuto in momenti difficili, ma un basso livello di libertà nella possibilità di compiere scelte personali e una minore generosità generale, intesa come disponibilità ad elargizioni e donazioni: "Nel complesso le opportunità individuali si sono ridotte, sia per i tagli ai servizi disponibili sia per la perdita di chances effettive", informa il Rapporto, laddove, contrariamente a Spagna, Portogallo e Grecia, in Italia vi sarebbe la percezione di una - lievemente - attenuata corruzione.

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