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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2013 alle ore 12:07.

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«Destinazione Italia», caccia all'investitore estero. Ipotesi di nuove gare per le spiagge

I riflettori puntati sulla crisi politica, almeno per ora, non sembrano distrarre più di tanto la task force del governo impegnata sul piano "Destinazione Italia" per l'attrazione di investimenti esteri. Anche ieri si sono svolte riunioni per mettere a punto gli ultimi dettagli e decidere le modalità per una consultazione pubblica sui contenuti, alcuni dei quali dovranno poi essere tramutati in nuove norme.

I superesperti coinvolti in prima battuta nel lavoro - Fabrizio Pagani (Palazzo Chigi), Alessandro Fusacchia (Affari Esteri), Stefano Firpo (Sviluppo economico) - hanno ormai confezionato le loro proposte e, crisi permettendo, il piano potrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri la prossima settimana. Il "visto" del Cdm servirebbe a dar forza al documento che a quel punto potrebbe essere illustrato per la prima volta in uno scenario internazionale dal premier Enrico Letta e dal ministro degli Affari esteri Emma Bonino qualche giorno dopo in occasione dell'assemblea generale dell'Onu in programma a New York. Successivamente, probabilmente con il decreto del fare 2, alcune proposte dovrebbero essere suggellate in norme di legge.

Concessioni balneari
Non mancano gli spunti interessanti. A sorpresa potrebbe entrare nel pacchetto la liberalizzazione delle concessioni balneari. Durante il percorso parlamentare, nonostante il parere contrario del governo e il rischio di una maxi multa Ue, il decreto sviluppo bis dell'esecutivo Monti aveva incamerato la proroga quinquennale delle concessioni, fino al 2020. La Ragioneria dello stato aveva quantificato il rischio di una sanzione Ue in un importo tra 10.880 e 652.800 euro al giorno. Ora il dossier potrebbe essere riaperto con l'avvio di nuove gare, sanando la nostra posizione nei confronti di Bruxelles e invogliando investitori esteri ad affacciarsi sulle nostre spiagge.

Affitti e destinazione d'uso
Scatterà con molta probabilità la liberalizzazione per i grandi affitti a uso commerciale, con l'obiettivo di allinearci alle più avanzate normative europee che risultano di maggiore appeal per gli investitori esteri. La norma, nell'attuale bozza, punta a «consentire alle parti, nell'ambito dei contratti di locazione di maggiore rilevanza (con canone annuo superiore a 60mila euro ovvero 250mila per gli alberghi) di disciplinare pattiziamente i termini e condizioni del rapporto, valorizzando pienamente l'autonomia privata».

Modifiche in vista anche per il cambio di destinazione d'uso, che dovrebbe diventare più semplice per i grandi investitori accelerando ad esempio investimenti nel settore turistico. Verrà prevista una finestra temporale, probabilmente un anno, per effettuare il cambio di destinazione d'uso, a volumi e sagome comunque invariati, trasformando ad esempio un ufficio in albergo.

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