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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2013 alle ore 20:54.

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Il cardinale Angelo Bagnasco (Ansa)Il cardinale Angelo Bagnasco (Ansa)

«Occorre una grande stabilità politica». È quanto sottolinea il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, la Conferenza episcopale italiana, nell'intervista al Tg2 delle 20.30 rilasciata al direttore Marcello Masi. «Senza sostegno alla famiglia e al welfare - avverte poi Bagnasco - non si va da nessuna parte».

Eminenza, ieri nel suo intervento ha detto: «Oltre al mondo che lasceremo ai nostri figli bisogna anche preoccuparsi a quali figli lasceremo questo mondo». Cosa voleva dire?
Volevo dire che la famiglia non ha soltanto il grembo della vita, di nuove vite, ma ha anche la prima fondamentale palestra scuola di maturità , di virtù umane, civili, religiose. Laddove il ragazzo, i figli, i giovani possono conoscere se stessi ed imparare ad avere fiducia in se stessi, negli altri e nella vita che devono affrontare sia nei momenti di buio sia nei momenti di luce.

Tra le cose che ha detto il Papa nel saluto che vi ha inviato mi ha particolarmente colpito la frase dedicata ai nostri anziani "speranza e futuro non possono fare a meno della loro memoria": eppure questa società tende ad emarginarli. Cosa fare?
Sì, il Santo Padre ha detto anche a Rio de Janeiro questa affermazione, ha ricordato che nella nostra società si tolgono da una parte le ali della giovinezza, dei bambini, dell'infanzia e dall'altra si tende a tagliare l'ala dell'anzianità , della vecchiaia: questo è un grave problema ed è una tragedia perchè senza i bambini non c'è uno sguardo verso il futuro ma senza gli anziani non c'è storia, non ci sono radici. Quindi bisogna che gli anziani siano sempre più e meglio integrati nella società civile, rispettati, valorizzati per quello che sono, senza giovanilismi ma senza dimenticare che loro rappresentano la memoria di una storia da cui noi dipendiamo e che ci è consegnata nella sua ricchezza, nella sua bellezza per poterla continuare e consegnarla alle generazioni future.
L'italia è alle prese ancora con una crisi economica grave, ed è aggravata anche da una certa confusione, una instabilità politica. Lei riesce a vedere la fine del tunnel e soprattutto: secondo lei cosa bisogna fare per accelerare la ripresa?

Da una parte ci vuole una grande stabilità perchè senza stabilità di legislazioni, di governi, di parlamenti è difficile fare dei programmi: si cambiano continuamente ma si conclude poco o nulla. Quindi questa è una prima fondamentale condizione. In secondo luogo bisogna crescere nella responsabilità complessiva di tutti i politici, non soltanto della parte governativa ma di tutto il mondo politico perchè la crisi non è grave, è gravissima.
Ci sono dei segnali di luce ma non si vedono assolutamente finora nelle nostre diocesi queste ricadute, soprattutto sul mondo del lavoro, dell'occupazione per tutti ma in particolare per i giovani. Da una parte la compattezza e la stabilità del mondo politico e dall'altra dei piani industriali che guardino al patrimonio professionale, industriale del nostro paese con rigore e con fiducia. Certo, parlando di famiglia, senza la famiglia non si va da nessuna parte: quindi le politiche familiari che sostengano la coppia e la famiglia, i giovani, gli anziani, l'welfare di cui la famiglia è protagonista. Non si va - senza questo - da nessuna parte.

I cattolici oggi fanno parte di molti schieramenti politici a volte con programmi molto differenti. Mi aiuti a capire se questo è un'opportunità o un ostacolo per riformare il paese.
I cattolici ovunque sono devono portare il proprio specifico, il proprio contributo con coraggio, con chiarezza, contributo culturale, propositivo che è riassunto nella dottrina sociale della chiesa. Se questo lo fanno con coerenza, chiarezza, con coraggio senza sottomettersi a logiche di parte, loro portano un contributo valido. Naturalmente bisognerebbe che i cattolici nelle diverse compagini potessero anche essere più uniti culturalmente, idealmente e non dispersi, dispersi non da un punto di vista localistico dei partiti ma dispersi dal punto di vista culturale. Una maggiore unità culturale e ideale mi pare che sia indispensabile a prescindere da dove sono collocati.

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