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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2013 alle ore 06:48.

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ROMA
Nuovo stop sul taglio dei finanziamenti ai partiti. Le distanze tra Pd e Pdl rimangono ma la volontà di non far saltare il tavolo alla fine prevale. Ieri, a metà mattinata ha preso forma alla Camera l'intesa sul rinvio in Commissione del disegno di legge sul finanziamento pubblico. La Conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha poi deciso che il provvedimento tornerà in aula martedì pomeriggio, sempre che la Commissione abbia concluso l'esame del ddl.
Nel primo pomeriggio, Pd e Pdl in Giunta al Senato hanno raggiunto l'accordo su quando votare la relazione Augello sulla decadenza di Berlusconi. Il primo tempo della convergenza tra le due principali forze di maggioranza si è consumato sui costi della politica. L'Aula della Camera ha accolto con 184 voti di differenza la proposta di rinviare in Commissione Affari costituzionali il ddl che prevede il passaggio dal finanziamento pubblico dei partiti diretto a un sistema che si basa sulla contribuzione volontaria, favorita da un regime fiscale agevolato. La proposta di rinvio è stata avanzata dal relatore, Francesco Sisto del Pdl. A favore Pdl, Pd, Scelta Civica, Sel. Contrari Lega e Movimento Cinque Stelle.
La decisione presa in serata dalla capigruppo di far tornare il ddl in Aula martedì è stata criticata da M5s. «Ci stanno prendendo in giro - ha attaccato Riccardo Nuti - perché la prima commissione non è previsto che lavori il week end, quindi come fa a rinviare in aula il ddl per martedì?». Ettore Rosato, del Pd, ha respinto l'accusa: «Non vogliamo nessun rinvio, martedì è al primo punto dell'ordine del giorno dei lavori».
Ma i grillini non arretrano. «La casta vuole tenersi stretto il malloppo o il governo cade», è stato il commento del deputato M5s Riccardo Fraccaro. I pentastellati hanno accusato la maggioranza di voler «insabbiare l'abrogazione dei rimborsi elettorali, facendo rimbalzare la discussione dall'aula di Montecitorio in commissione». Sulla stessa linea la Lega Nord, con il vicepresidente dei deputati del Carroccio Matteo Bragantini, che ha chiesto di smetterla con i rinvii: «Abbiamo notato, negli ultimi mesi, che c'è sempre un motivo per rinviare la discussione e per cominciare le votazioni», ha detto.
Secondo Emanuele Fiano, capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali della Camera, il rinvio è stato deciso «allo scopo di risolvere la mancata nomina dei relatori». Sisto ha fornito una versione diversa: «Ho dovuto fare da relatore tecnico a questo provvedimento perché il Pd ha voluto portare in Aula il testo base scritto dal Governo. Per questo oggi ho dovuto chiedere il ritorno del disegno di legge in Commissione». Per il ministro Gaetano Quagliariello la posizione dell'Esecutivo è sempre la stessa: «O i gruppi di maggioranza concordano tra di loro emendamenti condivisi o il governo si augura che il suo testo resti immodificato».
Ma le modifiche sembrano dietro l'angolo. Mercoledì Sel ha presentato un emendamento "anti Cav", che vieta ai condannati per corruzione, concussione o evasione fiscale di finanziare partiti e movimenti politici. Il Pd ha spinto per introdurre un tetto di 100mila euro alle donazioni dei privati. Il Pdl ha cercato di introdurre un obbligo di tracciabilità delle donazioni sopra i mille euro, facendo però saltare la dichiarazione congiunta di donante e ricevente e anche la necessità, per le società, di una deliberazione da parte degli organi societari. Alla fine la scelta è stata quella di rinviare il testo in Commissione. Il conto alla rovescia è iniziato. Martedì non è poi così lontano.
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