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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2013 alle ore 08:28.

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VILNIUS. Dal nostro inviato
«Il governo italiano ha garantito che farà di tutto per rispettare l'obiettivo di deficit del 3% e, se mi è consentito di citare il mio illustre amico: Believe me, it will be enough». Con un pizzico di civetteria, il ministro dell'economia italiano, Fabrizio Saccomanni, mette in gioco la personale autorevolezza di ex banchiere centrale citando il presidente della Bce, Mario Draghi, all'indomani delle preoccupazioni esternate in sequenza da Bce, Fondo monetario, Commissione europea, tutti ugualmente preoccupati che un paese in perenne pre-crisi politica possa non riuscire a condurre in porto gli obiettivi di finanza pubblica che si è dato, e le riforme che servono per innalzare il potenziale di crescita economica.
Ai giornalisti spiega che i colleghi dell'Eurogruppo si sono informati della situazione della Francia e dell'Italia «perché si tratta dei due paesi che hanno preso di recente misure economiche e di riforma». «C'era stata – dice – una non piena comprensione del senso di queste misure. C'è chi dice: ma come? vi avevamo consigliato uno spostamento strutturale dalle imposte sul reddito a quelle indirette. Noi abbiamo spiegato che le misure prese sono interamente coperte da altri interventi di finanza pubblica, e che vanno viste come interventi di natura congiunturale a sostegno dell'economia. Misure come quella sull'Imu servono a dare una scossa all'economia, rimanendo però al di sotto del 3% l'anno prossimo, in ogni caso c'è la service tax. Io li ho rassicurati sul fatto che la direzione dei nostri interventi non cambia». Quanto al consiglio di agire sul costo del lavoro Saccomanni ha ammesso che «quello della riduzione del costo del lavoro è un tema importante che si può articolare in tanti modi: abbiamo già fatto alcuni interventi di decontribuzione focalizzati sui giovani a tempo indeterminato ma si può pensare a una riduzione del cuneo o ad agire sull'Ace, aiutando il reinvestimento degli utili nelle imprese».
A chi lo incalza chiedendo se terranno i numeri delle previsioni del Def che verranno presentati il 20 settembre , visto che gli ultimi dati sulla produzione industriale sono molto brutti, il ministro risponde: «Non ho alcun motivo per modificare le nostre previsioni, il profilo di ripresa dell'attività economica è un profilo su cui c'è consenso anche di altri istituti di previsione e che penso vada confermato, anche se l'ultimo dato di produzione è stato brutto, non solo in Italia ma in tutta l'Eurozona». C'è il rischio che ci sia una manovra a fine anno? si chiede ancora: «Stiamo ancora affinando le nostre stime, il 20 settembre verrà presentata la Nota di aggiornamento al Def, e il 15 ottobre la legge di stabilità – ricorda il ministro – ho chiesto a tutti i ministri di fare la loro parte, indicando a fronte delle loro richieste anche cosa intendono riformare».
Naturalmente, Saccomanni ammette che l'incertezza politica si è già fatta sentire sui mercati generando una maggiore volatilità: «I colleghi ministri dell'Ecofin non mi chiedono che tempo fa a Roma, ma quale è la situazione politica in Italia e ovviamente c'è una maggiore attenzione dei mercati, ma in questa situazione di volatilità i mercati mantengono una certa vicinanza ai valori di spread più bassi».
Il ministro ridimensiona, infine, chiarendo che non va letta in una chiave allarmante per la gestione del debito pubblico o per il rifinanziamento a breve delle banche italiane, una notizia diffusa da Reuters e poi rilanciata da Repubblica a proposito del nuovo regolamento della società di clearing LCH Clearnet SA, nel quale si quale prevede che nell'eventualità di un default della Cassa Compensazione e garanzia (l'altra società che offre il servizio di controparte centrale sul mercato dei titoli di stato italiani) LCH non intervenga a garanzia con il proprio capitale, non faccia cioè "cash settlement". «Si sta dando attuazione a un regolamento Emir e a una direttiva del G20 che per le controparti centrali fissa degli obblighi – spiega Saccomanni – e prevede assoluta reciprocità di tali obblighi per le società di clearing che offrono garanzie sullo stesso mercato. Dunque, se per ipotesi dovesse fallire Lch Clearnet, la Cassa di compensazione e garanzia applicherebbe le stesse regole all'altra società».
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