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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2013 alle ore 08:36.

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ROMA
Se il Governo non darà risposte convincenti a Bruxelles entro il 4 ottobre, la commissione Ue aprirà una procedura di infrazione contro l'Italia sull'attuazione della direttiva pagamenti. Lo ha detto ieri il vicepresidente della Commissione, Antonio Tajani, nel corso di una conferenza stampa a Roma, ricordando la lettera, inviata al Governo a fine luglio, per «avviare una procedura di preinfrazione». Passate dieci settimane, la commissione valuterà le risposte di Roma e, se non saranno valutate sufficienti, avvierà il procedimento formale. Due sono le contestazioni all'Italia per le modalità di recepimento della direttiva che impone pagamenti delle pubbliche amministrazioni entro trenta giorni.
Il primo passaggio contestato riguarda il termine di 60 giorni per il pagamento, previsto nel decreto legge di recepimento delle regole Ue. La direttiva Ue ammette deroghe alla regola dei 30 giorni, ma limitate, mentre nel decreto di recepimento - dice Tajani - la deroga è generalizzata. Il Governo italiano dovrà dare una risposta legislativa sul punto.
La seconda contestazione riguarda il richiamo alle «prassi gravemente inique» nel pagamento delle fatture: secondo le norme europee andrebbero vietate ma nella legge italiana non sono nemmeno citate.
Tajani ha poi rilanciato sul tema del pagamento del debito pregresso, ricordando che «50 miliardi sono pochi» e intimando ancora una volta al Governo italiano di liquidare tutto «prima dell'entrata in vigore del fiscal compact o comunque entro metà 2015». Un avvertimento che aspetta evidentemente risposte e segnali di buona volontà nella prossima legge di stabilità.
Alla conferenza stampa di Tajani ha partecipato anche il presidente di Ance, Paolo Buzzetti, che ha un incarico formale di rapporteur sullo stato di attuazione della direttiva per conto del vicepresidente della commissione. «Il primo semestre del 2013 è stato il peggiore da molto tempo a questa parte per la puntualità dei pagamenti», ha spiegato Buzzetti. Secondo i numeri dell'Osservatorio Ance, il tempo medio di pagamento è stato addirittura pari a 235 giorni, ben oltre il termine di 30 giorni imposto dalla direttiva Ue e anche da quello di 60 giorni previsto dal decreto di recepimento italiano e contestato da Bruxelles.
L'88% delle imprese denuncia ancora ritardi da parte della Pa. «Molte amministrazioni – ha detto ancora il presidente dell'Ance – cercano poi di aggirare le norme. Cito solo due esempi: spesso si chiede all'impresa di ritardare l'emissione del Sal e della fattura per ridurre formalmente l'entità del ritardo nel pagamento. Senza parlare delle sanzioni nel caso si superino i termini di legge. Non vengono pagate praticamente mai». Parole prese in considerazione seriamente da Tajani che non esclude l'avvio di una seconda lettera di preinfrazione se è vero che le amministrazioni pubbliche ignorano totalmente la direttiva.
Buzzetti ha fatto anche il quadro del denaro già versato alle imprese di costruzioni. Su un totale di 19 miliardi di euro, sette sono stati già stanziati e circa quattro già versati alle aziende. Per il futuro, però, preoccupa soprattutto la situazione dei conti pubblici: «Il denaro per le opere pubbliche – ha ricordato il presidente – è interamente contabilizzato nel deficit. Temiamo che i problemi che stiamo avendo con il vincolo del 3% possano rallentare l'andamento attuale».
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