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Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2013 alle ore 20:47.

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Alla fine Ben Bernanke ha sorpreso gli investitori: il tanto atteso "tapering" non c'è. Se ne parla dal 22 maggio scorso, quando per la prima volta il governatore aveva accennato a una possibile riduzione del ritmo con cui la Federal Reserve acquista Treasury e bond ipotecari. Ma oggi la banca centrale americana ha deciso di lasciare tutto invariato. Continuerà dunque a iniettare nell'economia liquidità per 85 miliardi di dollari al mese contrariamente a quelle che erano le attese: una sforbiciata al terzo round di quantitative easing era data per scontata, nell'ordine dei 10-15 miliardi di dollari.

Immediata la reazione delle asset class: il dollaro è sceso sui minimi del 16 gennaio contro la sterlina e del 30 agosto contro lo yen, il rendimento del titolo di stato a 10 anni è sceso ai minimi del 28 agosto al 2,728% e il petrolio allunga la corsa e l'S&P 500 si è portato su un livello record.

Si ricomincia tutto da capo, con gli investitori già da ora che si domandano quando le misure di stimolo verranno meno. Chissà, forse alla fine del prossimo mese o magari a dicembre, giusto prima delle vancanze natalizie. La Fed spiega che le decisioni sul piano di acquisto bond "non sono prestabilite". Come detto più e più volte, tutto dipende dall'andamento dell'economia, un'economia che a cinque anni dal crack di Lehman Brothers ha fatto notevoli passi avanti ma che "ha ancora molta strada da fare" - come detto lunedì dal presidente americano Barack Obama - per il suo ritorno a una forza pre-crisi. E infatti la Fed ha tagliato le stime sul 2013, la crescita del prodotto interno lordo per il 2013 è stimata tra il 2 e il 2,3%, meno del range tra il 2,3 e il 2,6% anticipato a giugno.

Gli aggettivi utilizzati dalla Fed nel suo comunicato sono gli stessi già visti negli ultimi verbali pubblicati: l'economia si è espansa a un "passo moderato", il mercato del lavoro è migliorato negli ultimi mesi, ma il tasso di disoccupazione - ad agosto sceso al 7,3% - resta "elevato". L'istituto centrale riconosce la spinta in avanti vissuta dal settore immobiliare residenziale ma è consapevole della minaccia data dal recente rialzo dei tassi sui mutui, fattore che potrebbe porre un freno alle attività di compravendita.
La Fed lancia anche un avvertimento indiretto al Congresso: "la politica fiscale sta limitando la crescita economica". E' come se la battaglia sul bilancio fiscale e il tetto al debito che sta andanto in scena a Washington tra Casa Bianca e repubblicani deve essere risolta prima che la Fed pensi a tirare i remi in barca. Ecco perché, ricordando il suo doppio mandato di creare occupazione e tenere sotto controllo i prezzi, la banca centrale spiega che "una politica monetaria altamente accomodante resterà appropriata per un periodo considerevole di tempo", anche quando il piano di acquisto di bond sarà finito.
Ancora una volta dunque la Fed ricorda che "tapering" non è "tightening". Anche se il quantitative easing viene meno, i tassi di interesse resteranno sui mimini storici - raggiunti a fine 2008 - fino a quanto il tasso di disoccupazione non scenderà sotto il 6,5% e l'inflazione non salirà oltre il 2,5% (il tasso annualizzato è all'1,8%, sotto il 2% stabilito nel mandato della Fed per la stabilità dei prezzi). A questo proposito, la Fed ha lasciato invariati i cosiddetti "threshold", i target appunto raggiunti i quali la banca centrale potrebbe iniziare ad aumentare il costo del denaro.

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