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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2013 alle ore 16:38.

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Veneto, ospedali aperti anche di sera

Fare una risonanza magnetica o una mammografia alle undici di sera, sfruttando strade e parcheggi vuoti e senza chiedere permessi dal lavoro. In Veneto da inizio settembre si può, grazie a un'operazione voluta dalla Regione, che ne riconosce il costo - diversi milioni - ma, assicura, sarà coperto con un uso virtuoso del fondo sanitario esistente, senza spese aggiuntive. Trentaquattro dei quarantasei ospedali pubblici presenti si sono già attivati, con 3.600 prestazioni erogate in 15 giorni. I cittadini sembrano gradire: a chi era in lista d'attesa è stato chiesto se fosse disposto a spostarsi negli orari "extra", e pare che almeno il 95% abbia accettato. Il presidente Luca Zaia rivendica di essersi mosso per primo in questa direzione in Italia, grazie anche al sì dei sindacati, da cui arriva notizia di forte interesse per il modello in altre zone del Paese.

A Treviso oltre 2mila prenotazioni
Nei mesi scorsi la Regione ha deciso di spingere le ULSS (Unità Locali Socio Sanitarie) a estendere alcuni servizi anche a lunedì e mercoledì sera (dalle 20 alle 24), tutto sabato e parte della domenica. Si tratta soprattutto di esami che richiedono grandi macchinari: TAC, risonanze, mammografie. Da qui a fine anno ai lavoratori saranno pagati straordinari per oltre 20 milioni, ricavati - sottolineano dalla Regione - dal fondo sanitario che era già a disposizione. Alcune ULSS hanno i primi dati sulle "aperture serali": a Vicenza sono state prenotate 700 TAC, a Treviso sono state erogate 500 prestazioni e ce ne sono in programma altre 2.300 da oggi al 31 dicembre.

«La volontà è azzerare le liste d'attesa - dice Zaia -. Quest'operazione ci permette anche di usare di più macchinari finora sotto-utilizzati. Siamo i primi a muoverci in questa direzione. Possono farlo tutte le Regioni, ma bisogna essere virtuosi. A noi un pasto in ospedale costa 6 euro e mezzo. In alcune strutture del sud si spendono decine di euro. Ci tengo a ringraziare il personale sanitario, che ha accettato la sfida».

I sindacati: timori e soddisfazione
Qualche preoccupazione c'è, a sentire la Fp-Cgil: «Se la cosa dovesse strutturarsi in modo più sostanzioso - avverte la segretaria regionale Assunta Motta - servirà altro personale. L'impegno richiesto non è poco, e abbiamo preteso che chi lavora nei nuovi orari possa farlo solo su base volontaria. Per ora l'impatto sembra buono. L'operazione incuriosisce i veneti, ma non solo: siamo tempestati di telefonate da altre regioni». Per la Cisl-Fp Veneto è presto per dire se in futuro saranno necessarie assunzioni, e il giudizio sulla novità è positivo. «A monte non c'è un'idea di consumismo sanitario - sottolinea la segretaria generale regionale Marj Pallaro -. Mi pare che i lavoratori abbiano apprezzato il cambiamento. È anche un modo per attirare più pazienti che vengono da fuori, e non vedo perché altre regioni non possano seguire la stessa strada». Soddisfatta la UIL Fpl, che però si riserva di valutare i risultati a fine dicembre. «In alcune ULSS sembra che le liste d'attesa si stiano accorciando - spiega Scarparo D'Emanuele, segretario responsabile -. Altre stanno partendo con un po' di ritardo. Ciò che conta è che l'operazione è praticamente a costo zero. E se il modello funziona potrebbe essere esteso altrove».

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