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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2013 alle ore 08:24.

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ROMA
Servono 11 miliardi per le infrastrutture nella legge di stabilità per il 2014-2016. La somma andrà per 2.341 milioni al ripristino di risorse tagliate e per 8,7 miliardi a nuovi stanziamenti. L'allegato infrastrutture al Def quantifica anche in 5.580 milioni per il 2013 e 8.315 milioni per il 2014 gli importi spesi (o da spendere) per le opere dei Ten-T potenzialmente soggette alla clausola della «golden rule» in corso di approvazione da parte della Ue.
Nell'allegato infrastrutture - aggiornamento dei ministeri dell'Economia e delle Infrastrutture alla undicesima edizione approvata l'8 maggio - si individuano i quattro capitoli (e le relative opere prioritarie) cui dovranno essere destinate le risorse: 2.341 milioni al ripristino di risorse "prese in prestito" dal Tesoro per la copertura dell'Imu e di precedenti manovre (soprattutto risorse al Mose, alla Torino-Lione e al contratto di programma Fs); 7.700 milioni alla realizzazione delle nuove opere strategiche tra cui la Brescia-Verona ad alta velocità, la ferrovia veloce Napoli-Bari e il completamento della Salerno-Reggio Calabria (più la progettazione dell'ammodernamento ferroviario sullo stesso asse); 400 milioni ai programmi di social housing e riqualificazione urbana (piano città e piano dei 6mila campanili); 600 milioni a un piano di ammodernamento del materiale rotabile delle ferrovie.
Il "Def Infrastrutture" è da 11 anni - dall'entrata in vigore della legge obiettivo - il documento di programmazione delle priorità infrastrutturali. L'orizzonte si allunga anche oltre il triennio di competenza della legge di stabilità per individuare le linee strategiche e le priorità del quinquennio e oltre. Va dato al ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, e al capo della "struttura tecnica di missione" che sovrintende alla programmazione, Ercole Incalza, di aver indicato con chiarezza poche e definitive priorità infrastrutturali nel guazzabuglio della legge obiettivo. Si porta così a estreme conseguenze una linea programmatica più selettiva inaugurata da un paio di anni.
Le priorità sono presto indicate: per le strade, oltre al piano manutenzione, il collegamento porto Ancona-asse autostradale, la Roma-Latina, la Catania-Ragusa; per le ferrovie, anche qui la manutenzione e poi il Brennero e il Frejus; l'expo 2015 e il Mose. Poi c'è il piano sud con 4 opere: Salerno-Reggio, Olbia-Sassari per le strade e Napoli-Bari e Palermo-Catania per le ferrovie. Poi, tra gli assi prioritari urbani, piano edilizia scolastica, piano carceri, piano città e ricostruzione dell'Aquila.
Per la golden rule europea, Lupi ha trasmesso a Bruxelles l'aggiornamento contenuto nel Def. Sui 4 corridoi europei (Torino-Trieste, Brennero-Sicilia, Genova-Sempione-Rotterdam, Udine-Ravenna sul corridoio Baltico-Adriatico) l'Italia somma una spesa già effettuata di 35,8 miliardi, di una spesa avviata per 33,7 miliardi, una spesa da avviare per 77,4 miliardi. Ma la partita con Bruxelles si giocherà su due cifre che potranno essere sottratte al deficit statale: 8.315 milioni per il 2014 su cui non dovrebbero esserci problemi e i 5.580 milioni di spesa contabilizzata nel 2013 che l'Italia vorrebbe già riconosciuta per massaggiare quello 0,15% di sforamento rispetto al 3% ma che dovrà essere conquistata ai prossimi Ecofin.
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