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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2013 alle ore 22:47.

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Indesit riduce gli esuberi e aumenta gli investimenti per il rilancio

Indesit company e sindacati al rush finale sulla difficile vertenza dei 1.400 esuberi in Italia. Ieri al tavolo del Ministero dello sviluppo economico la multinazionale di Fabriano ha proposto una revisione del piano di ristrutturazione con meno esuberi (126 e il riassorbimento di 150 impiegati), più investimenti (da 70 milioni a 78) e il mantenimento del polo marchigiano di Melano. La proposta dipende anche dalle risposte e dagli strumenti da mettere in campo che arriveranno dalle parti coinvolte. Infatti sul tappeto c'è la possibilità di ricorrere al contratto di sviluppo con incentivi per la R&S per la Campania e all'accordo di programma per le Marche (aiuti per la tutela del territorio): i benefici reali di queste risorse pubbliche saranno quantificati entro il 14 ottobre, la prossima riunione del tavolo Indesit sindacati. E per il prossimo incontro l'azienda dovrà fornire le stime dei volumi produttivi per determinare gli occupati e il periodo "coperto" dagli ammortizzatori.

Per Gianluca Ficco, coordinatore nazionale della Uil «le modifiche prospettate da Indesit sono insufficienti: ridurrebbero solo in parte gli esuberi da 1.400 a 1.125 e sono per giunta condizionate sia all'effettiva possibilità di accedere ai benefici del contratto di sviluppo sia alla rivisitazione del premio di gruppo». Alla fine il tavolo del Mise è stato aggiornato al pomeriggio del 14 ottobre.

Il segretario nazionale della Fim Cisl Anna Trovò sottolinea che «è stata importante questa prima apertura dell'azienda sulla revisione del piano presentato lo scorso 4 giugno, ma le proposte di modifica sono ancora del tutto insufficienti.
Nella sostanza manca una revisione dei programmi che dia certezze lavorative e produttive ai siti del gruppo e risposte certe sul futuro di tutti i lavoratori a cui si aggiunge la mancanza di certezze rispetto all'allocazione delle capacità produttive e delle produzioni che possa garantire la presenza industriale del Gruppo in tutti i siti italiani»».

La revisione del piano
In dettaglio, Indesit ha confermato il mantenimento dei tre siti produttivi di Fabriano, Comunanza e Caserta, nessun licenziamento dei dipendenti coinvolti e il ricorso ad adeguati ammortizzatori sociali (cassa integrazione straordinaria e contratti di solidarietà) per non disperdere le competenze professionali. L'azienda propone ai sindacati di destinare al sito di Fabriano, al reparto di Melano, alcune produzioni aggiuntive (cucine, maxi forni e prodotti speciali); riportare all'interno di Fabriano e Caserta alcuni servizi di assistenza tecnica e creare a Caserta un It service center; ridurre di 126 addetti il numero di persone interessate dal piano; riassorbire in tre anni i 150 impiegati degli uffici. Inoltre nel periodo di vigenza dell'accordo circa 330 lavoratori matureranno i requisiti per il pensionamento.
Il 4 giugno scorso Indesit company aveva varato un piano di razionalizzazione delle fabbriche italiane con la concentrazione nei tre poli delle produzioni ad alto contenuto di innovazione e tecnologia e delocalizzazione in Polonia e Turchia di quelle non sostenibili. La riorganizzazione in Italia coinvolgeva 1.425 addetti tra dirigenti (25), impiegati delle sedi centrali (150) e operai e impiegati di fabbrica (1.250). Su un organico di 4.300 addetti, gli esuberi erano il 33%.

Crisi generale
La crisi di Indesit è quella di tutta l'industria degli elettrodomestici: in dieci anni la produzione è scivolata da 30 milioni di pezzi a 15, anche per l'offensiva dei produttori coreani e turchi. La crisi ha coinvolto Whirlpool, Electrolux, Candy, Brandt, Nardi. E sabato scorso la magistratura, paradossalmente, ha riportato al punto di partenza la crisi della Antonio Merloni. Nel 2012 Indesit company ha realizzato un utile operativo migliore delle società europee di Whirlpool e Electrolux ma in rapida erosione: è sceso dal 6,4% del 2010 al 3-3,3% stimato per quest'anno. I sindacati non devono tirare troppo la corda: Indesit con i suoi 3 miliardi di fatturato è più debole rispetto a Whirlpool (14 miliardi), Electrolux (13), Bosch (9) e Arçelik (4,5) che vantano attività in 4 o 5 continenti. Situazioni che forse aumentano le incertezze e le divisioni nella famiglia Merloni. Peraltro in questi giorni, forse già domani, la magistratura dovrebbe decidere se accordare la tutela di Vittorio Merloni, ammalato, alla moglie ottantenne, compreso il pacchetto di azioni Indesit.

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